other stories modelle con le cicatrici

Le modelle con le cicatrici di Other Stories

other stories modelle con le cicatrici

La pubblicità si affanna in ogni modo per negarlo, le riviste di moda spesso ne seguono l’esempio in nome di un ideale di bellezza tanto patinato da diventare artificioso, di sicuro non naturale. Eppure a renderci uniche sono proprio le nostre imperfezioni.

Lo afferma con decisione il brand & Other Stories che ha scelto per la sua ultima pubblicità di lingerie modelle con le cicatrici e altri difetti più o meno manifesti, senza darsi pena di nasconderli ma anzi mostrandoli senza interventi.

Parliamo di difetti ma solo se usiamo la terminologia di chi ha fatto del fotoritocco il proprio strumento d’elezione, naturalmente. In verità non sono altro che normali segni che tutte noi portiamo sul corpo, per circostanze di vita o semplicemente per scelta. Ci sono cicatrici, segni di nascita, macchie della pelle, peli non depilati, tatuaggi e rotolini. Esibiti con completa nonchalance.

Il risultato, se paragonato alle statuarie modelle senza macchia che ci guardano dall’alto in basso da molti cartelloni pubblicitari, appare persino povero, decisamente sotto tono. Il punto è che dobbiamo cambiare prospettiva, non considerare come termine di paragone le modelle ritoccate ma noi stesse, le donne vere che di fatto indossano i capi proposti dalle pubblicità.

Si sprecano già le polemiche, naturalmente, tra chi immancabilmente taccia questa scelta come una furba mossa pubblicitaria e chi più prosaicamente e meno complottisticamente ritiene che le foto siano solo brutte. A noi sembra che abbiano qualcosa di importante da dire riguardo alla percezione del corpo della donna nella nostra società fin troppo abituata all’artificio.

E se ci abituassimo a considerare bella la normalità? Sono normali anche le modelle scelte per gli scatti. Si tratta della blogger e yogi Helin Honung, della violoncellista Kelsey Lu McJunkins e della copywriter Ida Lagerfelt, tutte fotografate da Hedvig Jenning.

15 donne più toste del 2015

Le 15 donne più toste del 2015

15 donne più toste del 2015

Le donne lo hanno dimostrato da secoli, sanno essere tipe toste, capaci di mettersi contro il mondo intero per raggiungere un obiettivo a cui tengono. Lo dimostrano anche le 15 donne più toste del 2015 che hanno raggiunto obiettivi importanti, hanno cambiato un po’ questo mondo, hanno gettato le basi per i mutamenti futuri.

Ognuna di loro è una di noi, spesso infatti sono solo donne comuni che hanno messo tutto il loro impegno nella propria causa oppure si sono ritrovate a diventare un simbolo loro malgrado. Esiste persino un account su Twitter che si chiama Badass Woman Alert creato proprio per segnalare le imprese delle donne che, in tutto il mondo, fanno qualcosa che sia degno di essere ricordato e che possa essere da esempio per tutte.

Noor Tagouri

È la prima giornalista americana ad essere apparsa in televisione indossando il velo. Il suo motto è “Be your legend” e la sua storia è un incentivo per tutte le ragazze che vogliono realizzare il proprio sogno contro qualunque pregiudizio.

Le donne arabe alle urne

Per la prima volta nella storia le donne arabe hanno avuto diritto di voto e il diritto di candidarsi alle ultime elezioni locali del Paese.

Samantha Cristoforetti

Siamo stati fieri della nostra astronauta Samantha Cristoforetti che non solo è stata scelta per una missione importantissima ma ha anche battuto il precedente record di permanenza femminile nello spazio nell’arco di un solo volo.

Le ragazze del Body Positive Movement

Per dire basta alle discriminazioni, le ragazze che hanno fondato il Body Positive Movement si impegnano nella diffusione di una nuova percezione del corpo femminile attraverso i valori positivi del rispetto della salute e dell’accettazione di sé contro qualunque imposizione del mondo pubblicitario che ci vorrebbe tutte emaciate.

Bellezza senza confini

A Salerno, appena qualche giorno fa, un gruppo di modelle diversamente abili ha sfilato in passerella lanciando un messaggio forte: siamo tutte belle, ciascuna a modo proprio, e nessun limite fisico o mentale potrà negarlo.

Niloofar Rahmani

È stata la prima donna a pilotare un aereo nell’Afghanistan liberato dal regime talebano che non concedeva alle donne il diritto di esporsi in pubblico, men che meno di lavorare, figuriamoci di fare un lavoro “da uomo.”

Le studentesse di Boko Haram

Prigioniere dei guerriglieri che le avevano rapite in Nigeria, sono fuggite dal loro incubo e sono tornate coraggiosamente a scuola, perché l’istruzione è la loro arma più potente.

Cecily Strong

L’attrice comica americana ha partecipato alla cena per i giornalisti offerta dalla Casa Bianca rivolgendosi ai politici con un tagliente commento sui diritti delle donne: “Non voglio certo dirvi come fare politica. Sarebbe come se voi decideste cosa devo fare con il mio corpo, no?”

Ingeborg Syllm-Rapoport

All’età di 102 anni ha conseguito il suo dottorato di ricerca, cosa che le era stata negata dal regime nazista. Ha dichiarato di averlo fatto per tutte le vittime dell’olocausto a cui è stata negata la possibilità di vivere la propria vita e realizzare i propri obiettivi.

Victoria Donda Perez

La donna politica argentina ha scelto di allattare la propria bambina durante una seduta parlamentare per affermare pubblicamente il proprio diritto di essere contemporaneamente madre e donna in carriera.

Jasmin Golubovska

L’attivista macedone ha baciato un poliziotto nel corso di una manifestazione che aveva lo scopo di protestare contro i metodi brutali delle forze dell’ordine nel Paese.

Isis Anchalee

Ha promosso la campagna #IlookLikeAnEngineer per combattere gli stereotipi di genere. Dopo essere apparsa nello spot della propria azienda, era stata accusata di essere troppo bella per essere davvero un ingegnere.

Mariah Idrissi

È stata la prima modella ad indossare l’hijab in una campagna pubblicitaria della catena di abbigliamento low cost H&M.

Le astronaute russe

La prima squadra di scienziate tutta al femminile scelta dalla Russia per un viaggio sulla Luna.

Nompendulo Mkhatshwa

La leader del movimento sudafricano #FeesMustFall si batte contro l’aumento delle tasse universitarie nel Paese che renderebbe l’istruzione troppo elitaria e inaccessibile a molti.

Photo Credits | El Nariz / Shutterstock.com

pussy bow

Pussy Bow, un’artista crea foulard con la sua vagina

pussy bow

Pussy Bow è il nome del bizzarro progetto di Christen Clifford, un’artista dai toni spesso provocatori, femminista convinta nonché scrittrice che ha a cuore le questioni femminili e non manca di farle presenti in ogni sua produzione. Lo fa anche in questo caso e in un modo davvero inaspettato.

In definitiva si tratta solo di foulard ma è la stampa a fare la differenza, insieme al concept che sta dietro. La Clifford ha pensato bene di trasformare un innocuo accessorio moda in un’azione di provocazione femminista stampando sulla seta rosa la sua vagina. Poi ha spiegato in un’intervista:

“Sono cresciuta vergognandomi del mio corpo e della mia sessualità e voglio che non succeda a nessun’altra. La vergogna ti fa sentire come se fossi sbagliato. Generazioni di donne sono cresciute con questo sentimento e molte altre artiste prima di me hanno cercato di combatterlo.”

I temi relativi al corpo femminile e alla sua percezione sociale, ai diritti che una donna ha su di esso ma anche alla violenza, allo stupro, alle mestruazioni e alla sessualità in ogni aspetto non sono spesso affrontati dall’arte, salvo nei casi di un’arte provocatoria e militante com’è quella della Clifford.

Più spesso il corpo della donna e le tematiche citate sono oggetto di sfruttamento da parte della pubblicità o, quando va meglio, di campagne di sensibilizzazione che non sempre hanno la forza dirompente di una provocazione artistica.

Perciò Christen Clifford ha lanciato il suo progetto insieme ad una compagnia di danza in un hotel di New York con una performance dal vivo. Durante questa esibizione ha utilizzato un vibratore con videocamera interna wireless (si chiama Siime Eye) e ha proiettato immagini dell’interno della sua vagina sui muri dell’albergo, trasmettendo contemporaneamente in diretta su Periscope. Le stesse immagini sono stampate sulle sue sciarpe, un modello sottile, che si porta annodato al collo e in inglese si chiama per l’appunto pussycat bow, o pussy bow.

Photo | Tumblr

lifting ai glutei

Farsi il lifting ai glutei con un deal online?

lifting ai glutei

I trattamenti estetici sui siti che propongono offerte scontate sono un’occasione ghiotta per provare qualche coccola speciale che non ci concederemmo spesso a prezzo intero, ma restiamo con tanto d’occhi nell’apprendere che un centro estetico americano offre un sedere brasiliano a meno di 100 dollari.

L’offerta del lifting ai glutei a prezzo stracciato è comparsa su uno dei più famosi siti di deal online ed è promossa da un centro estetico in Georgia, Stati Uniti. L’offerta è di quelle tanto allettanti quanto pericolose: promette di trasformare un sedere flaccido e non troppo accattivante in un perfetto posteriore da brasiliana, sodo e alto.

I prezzi sono stracciati e per di più scendono progressivamente e ulteriormente se si acquistano pacchetti comitiva. Se fino ad ora con le amiche si andava a farsi la manicure o la pulizia del viso, adesso ci si rifà il sedere?

Il trattamento offerto è per l’appunto un classico lifting e se ne acquistano due per 98 dollari, quattro per 179 dollari, sei per 239 dollari, in base al numero di interventi di cui si ritiene di aver bisogno, stando alla situazione di partenza del proprio lato B.

Ecco a cosa siamo arrivatea causa del bombardamento pubblicitario, un canone di bellezza assurdo e per niente realistico a cui aderire a tutti i costi, le promesse suadenti di trattamenti estetici che per di più vengono offerti al prezzo di un taglio e piega dal parrucchiere. Tutti questi fattori sono capaci di indurre (quasi?) qualunque donna con il mito dell’apparenza perfetta a mettersi nelle mani dei moderni imbonitori. Con i rischi che ne conseguono. Il successo di queste iniziative, inoltre, dimostra una volta di più una percezione del proprio corpo sempre sbagliata, un desiderio perenne di intervenire per cambiarsi.

Chi si lascia tentare da queste occasioni estetiche a prezzo stracciato probabilmente non sa che un lifting dei glutei, eseguito da un professionista in uno studio medico con tutte le garanzie necessarie, ha un prezzo che si quantifica nell’ordine delle migliaia di euro.

#PlusIsEqual

#PlusIsEqual, il corpo delle donne alla New York Fashion Week

#PlusIsEqual

Tutto è iniziato con un annuncio sul numero di Settembre di Vogue, poi si è trasformato rapidamente in un evento sociale da non perdere sotto l’hashtag #PlusIsEqual. Parliamo di una nuova campagna di sensibilizzazione sul corpo femminile che viene ancora percepito come sbagliato se non aderisce a canoni di bellezza molto rigidi quando non addirittura preoccupanti.

L’occasione è stata la settimana della moda di New York che ha visto una partecipazione massiccia all’hashtag. L’evento fashion del momento è stato sfruttato per lanciare un messaggio sempre molto dibattuto ma mai troppo sottolineato.

Lo slogan della campagna è stato “It’s Time For Change” cioè “Tempo di cambiamenti” e non voleva puntare esplicitamente sull’invito a scegliere modelle con misure plus-size, un invito ormai trito e comunque pressocché ignorato al di là dell’immediato tornaconto pubblicitario.

L’idea era più radicale e perciò più utile: accettare che il paradigma di bellezza non deve semplicemente cambiare ma diventare più inclusivo, accogliere l’uguaglianza tra le donne che portano taglie diverse.

L’iniziativa è partita da Lane Bryant e ha visto l’adesione di molte modelle come Candice Huffine, Ashley Graham, Precious Victoria Lee, Georgia Pratt, Justine Legault, Sabina Karlsson. Lo scopo era diffondere un messaggio che puntasse a far capire che tutte meritano di essere rappresentate equamente.

Si condanna la scelta di dare spazio a qualche modella curvy solo ogni tanto, si chiede di lasciare che in passerella – e nella pubblicità, nella comunicazione del corpo più in generale – entri la normalità quotidiana, sfaccettata e multiforme. Un’iniziativa lodevole e importante ma da quante orecchie sarà ascoltata davvero?

principesse disney con un corpo realistico

Le principesse Disney con un corpo realistico

principesse disney con un corpo realistico

Come sarebbero le principesse Disney con un corpo realistico è quello che si sono chiesti spesso in molti. Gli artisti hanno nel tempo reso visibile questa fantasia alla rovescia che rende i personaggi delle avventure fiabesche un po’ più vicine e simili a noi donne reali.

Lo ha fatto anche TheNamelessDoll, artista che ha creato una serie di gif con le principesse animate ma opportunamente aggiustate nelle proporzioni e nei volumi in modo da apparire più realistiche che mai, con un corpo più simile a quello di una donna comune.

Addio vitini stretti e impossibili e silhouette minute e flessuose: Anna e Ariel, Belle e Cenerentola nelle opere dell’artista somigliano più a noi che a se stesse. Dopo averle viste calate nell’epoca contemporanea e con i capelli in disordine, è tempo di una nuova demistificazione. Stavolta si spezza il canone di bellezza artificiale imposto più o meno volontariamente dai cartoni animati.

Da una parte questa costante rivisitazione del corpo delle principesse Disney ci sembra un’operazione che è sintomo di un più ampio cambiamento riguardo alla percezione del corpo femminile e di canoni di bellezza che si avvertono come troppo stretti, angusti e ingiusti. Dall’altro questa sorta di revisione appare quasi sacrilega per chi ama le favole Disney e la loro magia che non è certo di questo mondo appartenendo al regno della fantasia.

Vogliamo privarci anche di quel po’ di magia e di sogni che Disney ci ha regalato sin dalla nostra infanzia? E di contro, siamo sicuri che oggi sia ancora giusto proporre un modello femminile che per quanto si discosti da quello della principessa svenevole da salvare mantiene ancora canoni estetici del tutto irrealistici e non proprio sani? La risposta non è facile ma di sicuro le principesse sono belle anche così, con un girovita meno sottile.

Tatuaggi gratis per coprire i segni di violenza sulle donne

Tatuaggi gratis per coprire i segni di violenza sulle donne

Tatuaggi gratis per coprire i segni di violenza sulle donne

Un tatuaggio è per sempre, a meno che non si ricorra al laser correttivo o non si scelga di utilizzare un tatuaggio temporaneo, ma in qualche caso può essere anche salvifico. Vi raccontiamo la storia di Flavia Carvalho, una tatuatrice di Curitiba, in Brasile, che ha deciso di regalare il suo tempo e la sua arte alle donne vittime di violenza o di interventi chirurgici che hanno lasciato segni indelebili sul corpo.

Flavia tatua gratuitamente le donne che portano addosso segni di violenza e cicatrici dolorose per trasformare quello che le fa soffrire in un simbolo di rinascita, in un’occasione di scoprirsi di nuovo belle e ricominciare una nuova fase della propria vita.

Il suo progetto porta un titolo bellissimo, A pele da flor (letteralmente La pelle dei fiori) e inizia due anni fa con l’incontro con una cliente che aveva chiesto alla tatuatrice di coprire una lunga cicatrice. Era una cicatrice che le ricordava l’aggressione di un uomo il quale l’aveva accoltellata in discoteca di fronte ad un reciso no alle sue avances.

L’esperienza umana prima ancora che professionale ha dato a Flavia l’idea di offrire questo servizio gratuitamente a tutte le donne che volessero coprire con un disegno colorato i segni di una violenza. Da allora di cicatrici ne ha coperte tante, regalando alle donne una nuova speranza.

Sulla sua pagina Facebook l’artista minimizza, dice che il suo lavoro è solo “un granello di sabbia” di fronte alle brutture del mondo e alla lunga strada che bisogna ancora percorrere per proteggere le donne dalla violenza. Siamo d’accordo sulla seconda parte delle sue affermazioni ma il suo impegno è lodevole, bellissimo e molto importante. Ben al di là della tendenza tatuaggi.

Photo Credits | Facebook

ideale donna perfetta

L’ideale della donna perfetta nei vari paesi del mondo

ideale donna perfetta

Il corpo femminile viene percepito e comunicato in modo molto variabile attraverso il tempo e lo spazio: nell’arco dei decenni e in diversi luoghi del mondo l’ideale della donna perfetta cambia come cambia il modo in cui la società lo racconta e di conseguenza lo impone come modello di bellezza a cui conformarsi.

Ma esiste un corpo perfetto, un ideale unico e assoluto a cui tendere? La risposta naturalmente è no e lo dimostrano le differenze tra i corpi ideali che immagina chi vive in una zona del mondo anziché in un’altra. Lo dimostra anche un progetto fotografico commisionato da un drugstore britannico che ha chiesto a 18 grafici di varie parti del mondo di modificare con il fotoritocco l’immagine di una ragazza in biancheria intima, fornita come modello a tutti.

I risultati sono stati sorprendenti perché ciascuno di essi ha raffigurato una donna completamente diversa adeguandosi ai modelli di bellezza vigenti nel proprio paese d’origine e da cui inevitabilmente sono influenzati.

Il progetto si intitola Perceptions Of Perfection e illustra come la percezione del corpo di una donna cambia in base a chi vi sovrappone i propri modelli estetici e gli standard di bellezza di una data area del mondo. In un comunicato stampa la Superdrug, il nome del drugstore online che ha diffuso le immagini, ha spiegato che

“la percezione della bellezza e della perfezione hanno un impatto significativo nell’epoca e nella cultura delle persone. L’obiettivo di questo progetto è quello di elaborare una maggiore consapevolezza delle potenzialità degli standard di bellezza che possono variare nelle diverse parti del mondo.”