Fertilità, proposto dal ministero un nuovo piano di azione nazionale

La fertilità, dice il ministro Lorenzin, deve essere un concetto recuperato a livello culturale come valore. I giovani devono avere voglia di mettere al mondo più di un bambino e il governo deve metterli nelle condizioni di farlo. In tal senso si parla di piano d’azione nazionale per la fertilità.

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Nel 2013 in Italia sono nati soltanto 514 mila bambini. Un record negativo che fa temere per la sussistenza della società italiana. Se non si tornerà a fare figli lo stesso sistema previdenziale e assistenziale potrebbe collassare. Purtroppo dalla volontà di fare figli alla pratica di averne, ci si scontra con un buon numero di problemi.

Le famiglie italiane però, non sono distanti dall’idea di nucleo numeroso. Decidono di posticipare il momento in cui diventano genitori e questo slittamento temporale riduce la fertilità delle coppie che hanno il primo figlio sulla soglia dei quarant’anni e spesso ne hanno uno solo. Per troppo tempo si è sperato che un’inversione di tendenza arrivasse dalle famiglie immigrate ma anche questa grande illusione adesso è scemata.

Tutte le coppie, infatti, si trovano davanti agli stessi problemi, siano esse italiane o straniere: non bastano i soldi degli stipendi per arrivare a fine mese, non ci sono strutture per l’infanzia realmente accessibili, ci sono ancora grosse difficoltà a livello lavorativo che impediscono di conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia.

Tutti problemi che si possono superare con un intervento centralizzato, gestito e sostenuto dal governo. Sul tavolo della Presidenza del Consiglio sembra sia pronto per la discussione un “Piano nazionale di politiche per la famiglia” ma se parlerà soltanto (forse) in autunno.

L’idea è quella d’introdurre un’equità tributaria nelle famiglie con sgravi anche sul costo delle utenze per chi ha dei figli. Una seconda proposta è quella di far sì che pubblico e privato favoriscano la flessibilità lavorativa e le scelte che vanno in direzione della famiglia, per esempio il part-time. Al tutto si dovrebbe unire una politica per la casa che agevoli le famiglie in relazione al numero di figli.

Bastano le scelte governative o sarebbe prima necessario incrinare il sentimento comune?

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