Fertility day, tante polemiche ma ce lo meritiamo!

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Il fertility day è diventato argomento di dibattito sui social dove si è scatenato una specie di tutti contro uno. Alla gogna c’è il ministro della Salute Beatrice Lorenzin che con questa giornata di festa dedicata alla fertilità sembra aver sconvolto tutti. Eppure c’era da sconvolgersi molto prima. È un peccato non aver anticipato la moda!

Cos’è che dà tanto fastidio di questo fertility day? Le immagini della campagna? Sono un po’ troppo spregiudicate e “ciòvani”? Perché – diciamocelo – adesso siamo diventate tutte paladine della libertà di scegliere quando avere un figlio per andare contro la Lorenzin ma questa storia va avanti da due anni ed è molto più preoccupante di 4 immagini e 4 frasette.

Giusto due anni fa vi abbiamo parlato del piano di azione nazionale per la fertilità in cui, partendo dai dati allarmanti sulla denatalità e cosci del fatto che nemmeno le famiglie di immigrati potevano più risollevare l’Italia, il Governo si proponeva di adottare un “Piano nazionale di politiche per la famiglia”. Nel piano però, si parlava di equità tributaria nelle famiglie, di sgravi sul costo delle utenze per chi ha dei figli, di agevolazioni per le famiglie numerose e di diffusione del part time per le donne in carriera, nonché dell’ampliamento dei posti degli asili nido e via discorrendo. In pratica si parlava di un sostegno governativo alle famiglie e alle coppie che vogliono avere figli perché, sempre secondo il governo, non è vero che gli italiani non vogliono fare figli, il fatto è che non possono o non riescono.

Arguta intuizione! Giustamente poi si è andati oltre: se il governo in un anno e mezzo (perché il fertility day originariamente doveva essere il 6 maggio 2016) “obbliga” le aziende a dare il part-time alle donne, fa sconti sulle utenze, si adegua alla normativa europea per la procreazione medicalmente assistita (ehi, c’è anche questo nel piano della fertilità!), costruisce più asili nido, poi mica le donne possono spassarsela a casa a fornicare, a fare le mamme, a godersi tutti gli sgravi. E no! C’è bisogno che poi facciano figli.

Il fatto è che molto più delle immagini di questa campagna c’era da offendersi quando nella presentazione del piano nazionale il 27 maggio 2015, la Lorenzin diceva che tra gli obiettivi del piano per la fertilità nazionale (che suona come un piano quinquennale ma in quelli si parlava di economia e non di famiglie mentre da noi è il contrario… ma parlare di tutte e due no? E farlo con serietà no?) c’era “Celebrare questa rivoluzione culturale istituendo il “Fertility Day”,  Giornata Nazionale di informazione e formazione sulla Fertilità, dove la parola d’ordine sarà scoprire il “Prestigio della Maternità”.” Oppure c’era da indignarsi quando si sprecavano 20 pagine di un documento ufficiale a parlare degli “aspetti sociali, professionali, economici ed etici” della denatalità, proponendo poi la strategia delle good news per vincere la paura.

Cioè, insomma: grazie di averci illuminato signora Ministro, ma in fondo è quello che ci meritiamo per la nostra assenza critica da due anni a questa parte. Ah, per ultimo vorrei sottolineare che nel famoso piano per la fertilità governativo si parla anche di “Educazione alla sessualità dal bambino all’adolescente” per cui tra qualche mese, quando verrà fuori anche una campagna di comunicazione per questo punto, rispolveriamo tutte le menate sull’educazione sessuale nelle scuole e prendiamocela con le famiglie arcobaleno perché vogliono diffondere la cultura gender nelle scuole! In fondo, meglio ascoltare il ministro no quando parla di approccio olistico all’educazione sessuale”, no? È più raffinato anche se non si capisce bene cosa voglia dire se non che bisogna informare tutti i bambini e tutti i ragazzi sullo strumento di riproduzione che hanno in dotazione dalla nascita. Insomma basta con questo fatto che facendo sesso (non protetto) ci si può anche ammalare. E non scherziamo perché si legge anche questo:

E’ auspicabile giungere ad avere un approccio olistico, basato sul concetto di sessualità come un’area del potenziale umano, che aiuta a far maturare nelle/i bambine/i e ragazze/i quelle competenze che li renderanno capaci di determinare autonomamente la propria sessualità e le proprie relazioni nelle varie fasi dello sviluppo. I giovani debbono essere sostenuti, rafforzati e messi in grado di gestire la propria sessualità in modo responsabile, sicuro ed appagante anziché indirizzare l’attenzione principalmente su singoli problemi o pericoli.

E comunque ci sarebbe anche un #fertilitygame oltre al #fertilityday. Grazie, da quando non vedo più l’Alberto Azzurro sentivo davvero la necessità di giocare un po’ con questo tabù. La Ministra dice che non è stato colto lo spirito con cui è stato lanciato il Fertility Day, la famosa rivoluzione culturale. In compenso è stato colto benissimo lo spirito di queste cartoline e soltanto i polemici hanno visto quelle in cui si inneggia a “darsi una mossa” ma non hanno visto quelle in cui si parla dell’incidenza di alcol e fumo sulla fertilità (bene comune!?) di uomini e donne. Poi ecco, magari tirare in ballo la Costituzione può risultare eccessivo, ma in fondo in due anni di preparazione dovevano partorire necessariamente qualcosa di “coinvolgente” (e lo sono stati fin troppo) e magniloquente. O no?

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