Contraccezione, ultimi posti per l’Italia

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La contraccezione non sembra essere un argomento prioritario per l’agenda politica italiana. In Europa, dopo il nostro Paese, ci sono solo Cipro, Romania, Lituania e Repubblica Ceca come evidenzia la ricerca presentata dall’Ippf (International Planned Parenthood Federation), tra le più grandi associazioni per la libertà e la salute delle donne, presente in 170 Paesi.

Emerge così che l’Italia è al 12° posto, in coda alla lista. Punti critici sono sicuramente l’assenza di campagne di sensibilizzazione e consulenze individuali, ma anche l’insufficiente conoscenza dei diversi metodi disponibili.

Secondo l’Ippf, gli Stati che hanno mostrato maggiore interesse verso queste tematiche sono Germania, Olanda, Danimarca, e Svezia, che di recente ha introdotto un rimborso a totale copertura degli anticoncezionali a carico della sanità pubblica per le ragazze fino ai 21 anni.

In occasione della Giornata mondiale della contraccezione Emilio Aristi, ginecologo da 40 anni al lavoro per la tutela dei diritti sessuali e riproduttivi, ha dichiarato che a determinare un divario così accentuato sono in particolare tre fattori: la mancata educazione sessuale nelle scuole, il graduale abbattimento dei consultori e l’inadeguata formazione del personale sanitario.

Quei consultori che ho visto nascere – prosegue il ginecologo – istituiti esattamente 40 anni fa, e che ora vedo via via diventare più poveri, con meno risorse e personale, privati del ruolo di consulenti, come il nome suggeriva, e nel migliore dei casi trasformati in ambulatori.

Un’indagine di Sigo, Società italiana di ginecologia e ostetricia, in collaborazione con La pillola senza pillola, progetto educazionale dell’azienda farmaceutica Msd Italia, ha rivelato che il 68 per cento delle donne non conosce alternative antifecondative diverse dalla pillola.

Nel nostro Paese c’è una doppia diffidenza nei confronti della contraccezione: etica e di salute – denuncia Elisabetta Canitano, ginecologa e presidente della Onlus Vita di donna – da una parte ritenendo disdicevole la sessualità slegata dalla riproduttività, e in questo l’influenza della Chiesa interviene quotidianamente; dall’altra portando avanti ‘credenze tribali’. Ad esempio non c’è alcuna evidenza scientifica a indicare che la pillola vada di tanto in tanto sospesa perché dannosa – spiega la ginecologa  – solo i medici italiani lo consigliano, con evidenti rischi quali gravidanze indesiderate o aborti.

Fonte | Repubblica

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