Mamme VS pedofili per le foto della sfida su Facebook, tanto allarme per nulla?

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Le mamme su Facebook, al di là delle catene in cui sono coinvolte per via della comunione della “maternità” con le altre donne amiche, sono sempre lì a postare foto dei figli, magari non facendone intravedere il volto, ma con il desiderio di mostrare i loro gioielli ad amici e parenti, vicini e lontani. Allora perché soltanto adesso scatta l’allarme?

Quante donne e quante mamme seguono le catene su Facebook? Tantissime! Si pensi soltanto a tutte le volte che un messaggio copiato e incollato dovrebbe dimostrare la solidarietà verso l’una o l’altra causa al femminile. E le polemiche sono sempre pronte da servire in pasto alla rete. Quando per esempio ci si lega ad una catena per “dire no al cancro” ci sono sempre quelli che spiegano che lo screening non si fa in rete. Quando ci si lega ad una catena con  messaggi privati dove bisogna inserire in bacheca messaggi cifrati per dimostrarsi contrarie alla “violenza sulle donne“, c’è sempre chi spiega che sarebbe meglio venire allo scoperto e denunciare i carnefici.

È vero: tanto si può dire e si può fare in rete ma la realtà è cosa ben diversa. E allora perché tanto allarmismo se si condividono foto di bambini? Non era forse già abbondantemente sconsigliato? Le donne – che poi rappresentano il sesso preponderante su Facebook – stavolta hanno deciso di varcare il limite, per dichiarare con orgoglio la propria maternità e per restituire la gioia dello sguardo dei propri bambini. Ci sono anche donne che hanno scelto di non prendere parte alla catena spiegando che bisogna fare attenzione alla condivisione delle foto dei piccoli. La polizia postale, forse con un pizzico di allarmismo di troppo, ha chiesto alle mamme di ritrovare il lume della ragione e capire che se è vero che i bambini sono quanto di più caro hanno al mondo, bisogna custodire gelosamente il gioiello in questione. Parole forti:

“Considerate che oltre la metà delle foto contenute nei siti pedopornografici provengono dalle foto condivise da voi”.

Probabilmente la Polizia Postale ha voluto approfittare della viralità della catena per riportare l’attenzione sull’argomento della privacy e della condivisione delle foto dei bambini su internet. Ci sarebbe a questo punto da chiedersi quante sono le donne che al di fuori della catena in questione, condividono sempre e spesso le foto dei loro piccoli. Ci sarebbe da chiedersi quanti bambini navigano da soli su internet esponendosi ai pericoli dell’adescamento in chat. Ci sarebbe da chiedersi se le mamme super caute nella condivisione delle foto, sono anche super caute in altri momenti dell’infanzia dei propri figli: per esempio nella scelta dell’asilo, della baby sitter o anche e semplicemente nella scelta del baby parking da sfruttare quando si ha qualcosa da fare.

I maestri della polemica dicono che la rete e la realtà sono due cose diverse ma insomma, non saranno pericolose entrambe? Non sarà il caso di usare meno allarmismi e più attenzione? Non sarà il caso di chiedersi se sappiamo davvero tutto dei nostri figli, al di fuori della partecipazione anche un po’ narcisistica, alle catene virali?

 

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