Come diventare mamma all’estero, in Norvegia si pensa ai futuro dei neonati

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Diventare mamma in Norvegia, per una donna italiana, vuol dire allontanarsi radicalmente dal clima mite e confortevole dello Stivale, ma vuol dire anche andare in un Paese dove lo Stato informa, prima che la mamma, lo chieda, sui diritti dei genitori, dove lo Stato a livello economico pensa subito al futuro dei ragazzi. 

Una donna che scopre di essere incinta, comunicando il lieto evento al suo medico di famiglia, riceve dopo pochi giorni una lettera dall’ospedale pubblico con tutte le informazioni utili per una mamma. Un welfare lontano anche dai paradisi che abbiamo già descritto come quello austriaco, francese, tedesco, svedese e svizzero.

1. Il sostegno durante la gravidanza e il parto

La donna è affidata in prima battuta ad un centro che segue in modo particolare le donne in gravidanza per fare loro tutti gli esami, gratuitamente. L’unico servizio che non offrono è quello di indicare il sesso del bambino. Questa informazione è data alla fine della gravidanza per prevenire gli aborti di genere di alcune comunità di immigrati.

La donna che può così sottoporsi a tutti gli esami, amniocentesi compresa, gratuitamente, è poi affidata alle ostetriche che l’aiutano con il parto naturale. Poi la mamma, il bambino e il papà, sono trasferiti in un residence dove per i primi giorni hanno tutta l’assistenza sanitaria di cui necessitano. A quel punto, tornati a casa, possono contare sulle “sorelle della salute”, che offrono consigli utili alle famiglie riguardo controlli ordinari e prevenzione e indicano il medico vero e proprio come riferimento soltanto nei casi in cui serve. Le sorelle della salute seguono i bambini da 0 a 18 anni.

2. Gli aiuti economici e le agevolazioni per le mamme?

Il bonus maternità in Norvegia è qualcosa che alle donne italiane farà drizzare i capelli e per rendere ancora più evidente la disparità, elenchiamo aiuti ed agevolazioni in un punto elenco:

1. Congedi parentali retribuiti di 12 mesi per la mamma e per il papà,
2. Assegni famigliari per il papà anche se è un lavoratore autonomo,
3. Assegno di 6000 euro per la mamma che non lavora in un’unica soluzione per i bisogni dei primi mesi del bambino,
4. Dai 13 ai 23 mesi un assegno di 750 euro per il bambino,
5. Su un conto aperto dai genitori per il neonato lo stato versa in più 200 euro al mese da 0 a 18 anni e il gruzzoletto può essere riscosso dal ragazzo al compimento della maggiore età.

Sembra poi che la Norvegia stia studiando un Fondo per le generazioni future in modo che tutti i ragazzi abbiano una qualità della vita almeno come quella dei genitori. Non c’è nemmeno da specificare che quando la donna vuole tornare a lavoro, non deve affrontare la disparità di genere, visto che tutto nella società norvegese, pende a favore del gentil sesso.

Photo Credits | Tumar / Shutterstock.com

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