Come diventare mamma all’estero, in Svezia 480 giorni di congedo

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Diventare mamma all’estero non è sempre facile soprattutto per le donne italiane che, come sappiamo e come dicono anche le statistiche, sono molto legate alle loro famiglie d’origine. Andare all’estero, spesso, è una necessità ma potrebbe trasformarsi in una meravigliosa opportunità. Ecco l’esperienza fatta in Svezia da due italiani. 

Le mamme, proprio come i papà “bamboccioni” sono attaccate alla gonnella dei nonni-genitori. Non lo diciamo per disprezzo ma per fare l’analisi accurata del contesto tricolore dove una delle tante cose belle che il Paese offre è la rete famigliare di contatti. Senza nonni, zii e amici, difficilmente si riuscirebbero a conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia.

Diverso è se il bambino nasce all’estero, per esempio in Svezia dove lo Stato non mette a disposizione dei genitori una lunga serie di strutture per l’infanzia e tanti aiuti economici, come accade ad esempio in Francia, ma aiuta mamma e papà a prendersi cura in prima persona dei loro bambini, garantendo 480 giorni di congedo. In più lo Stato suggerisce alle mamme di dividersi i giorni di congedo con il papà, così da tutelare il bambino ma soprattutto la famiglia.

Una coppia di italiani, lei medico e lui meteorologo hanno deciso qualche anno fa di andare a Vivere in Svezia lasciando l’Italia per sempre. Poi hanno avuto un bambino e la loro esperienza l’hanno messa nero su bianco su un blog, One Way To Sweden. È qui che spiegano come in Svezia i bambini siano accolti nei nidi soltanto a partire da 18 mesi, perché prima possono godere dell’affetto dei genitori.

E siccome ad essere tutelata è la famiglia, in Svezia c’è la possibilità di modificare gli orari di lavoro per renderli adatti ai ritmi della famiglia. Non sono richieste accolte in modo traumatico dai datori di lavoro, ma richieste che nascono dall’esigenza d’investire nella costruzione di una società serena.

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