Uteri in affitto, dalla Francia tutte le contraddizioni della maternità surrogata

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Cos’è la maternità surrogata? È legale? E allora perché se parla tanto e si arriva perfino in tribunale? Perché questa pratica racchiude in sé numerose contraddizioni. In Francia per esempio, pur essendo vietata come del resto in quasi tutta l’Europa, sono comunque riconosciuti i bambini nati con questa pratica. Spieghiamoci meglio. 

La maternità surrogata è proibita, in Francia come nel resto d’Europa. Non da tutte le parti ma nella maggioranza dei Paesi. Le coppie che non possono avere un bambino, in pratica, “prenotano” un bambino che nasce da un’altra coppia”. Una specie di adozione ma molto più sbrigativa e anche molto più costosa. Moltissime donne affittano i loro utero come fosse un vero lavoro.

Al di là della questione etica, bambini che nascono da uteri in affitto, ce ne sono e per non rischiare che siano apolidi e orfani, hanno comunque bisogno di essere registrati all’anagrafe. In genere la registrazione avviene nel Paese della coppia “adottiva”. Ma se il Paese in questione non accetta la maternità surrogata o la ritiene illegale, la registrazione avviene lo stesso?

In Francia si è palesata questa contraddizione perché la Cassazione ha consentito l’iscrizione all’anagrafe nazionale di due bambini il cui concepimento è stato commissionato in Russia da una coppia omosessuale. La situazione, com’è facile immaginare è delicata anche in virtù dei genitori. All’anagrafe francese i bambini risulteranno figli dell’uomo che ha effettuato il riconoscimento di paternità, che probabilmente è anche il padre biologico, e della donna che lo ha partorito, che potremmo definire una madre surrogata.

La questione etica e la domanda che adesso ci si pone in modo insistente e che in alcuni casi finisce per essere assorbita anche dalle proposte di legge è questa: un bambino è figlio di chi ha manifestato l’intenzione di averlo o di chi lo ha generato effettivamente?

Photo Credits | AnikaNes / Shutterstock.com

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