Madri surrogate, uteri in affitto e il problema della registrazione dei bambini

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Nel nostro Paese la frequenza del ricorso all’utero in affitto non è elevata, mentre ci sono territori, come il Regno Unito, dove le madri surrogate sono in costante crescita. È proprio nel Regno Unito che si riflette sul mancato rispetto della registrazione dei figli nati da un utero in affitto. Ci avevate mai pensato?

Un bambino che nasca da un utero in affitto all’estero, che abbia una madre surrogata, nel momento in cui arriva nella famiglia di appartenenza, deve essere registrato come figlio dai suoi genitori. Peccato che questo processo legale, in molti, troppi casi, non avvenga. E non c’è nessuno che imponga una procedura di registrazione.

Una situazione del genere ha creato una bomba ad orologeria legale per due motivi fondamentali:

1. Nell’immediato futuro ci potrebbero essere tantissimi bambini apolidi e formalmente orfani;
2. I bambini non registrati non entrano nella linea di successione per cui perdono diritto ad eredità e diritti legati ai loro genitori.

Ci sono poi casi molto complessi da gestire in questa cornice: per esempio quello dei genitori che, una volta scoperto che il figlio nato da un utero in affitto era affetto dalla sindrome di Down, hanno deciso di abbandonarlo. Oppure il caso di embrioni fecondati da fratelli e via discorrendo.

Nel Regno Unito si stima che ogni anno nascano circa 2000 bambini da madri surrogate e che questo avvenga soprattutto all’estero. Poi il bambino è consegnato ai genitori inglesi. Eppure secondo l’agenzia governativa che tutela i minori, l’anno scorso ne sono stati registrati soltanto 241. Non ci sono obblighi, né sanzioni, né controlli. Per questo, prima che la bomba ad orologeria scoppi, è stato richiesto da alcune associazioni di avvocati che sia creato un registro per i bambini nati da uteri in affitto, oppure sia imposto l’obbligo di registrazione a questi bambini che rischiano di restare orfani e apolidi.

Photo Credits | Tribalium / Shutterstock.com

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