Riflessioni sul rapporto nonni-bimbi

Secondo Petter, uno psicologo dell’età evolutiva, gli anziani hanno due modi per invecchiare: o si rintanano nella loro solitudine, perdono interesse per tutto, si convincono di essere inutili e non avere un ruolo nella società; oppure restano impegnati, aperti sempre alle novità, attivi, curiosi e pieni d’interesse. Nel primo caso Petter parla di vecchiaia grigia, nel secondo caso di vecchiaia verde.

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Essere nonni e farlo con interesse e curiosità, è un modo per realizzare la vecchiaia verde. Oggi poi, i nonni sono molto diversi da quelli di una volta: sono molto più giovanili, in tanti casi quando diventano nonni lavorano e non conducono una vita sedentaria.

I nonni, per i nipoti sono cruciali, perché trasmettono loro l’idea del gruppo famigliare, sono un punto di riferimento, un appoggio nei momenti difficili. I nonni sono chiamati a raccontarsi ai nipoti, a raccontare loro la vita che hanno vissuto, le epoche che hanno attraversato, sono chiamati a raccontare di quando i genitori del bambino erano a loro volta bambini.

In una società sempre più disgregata dal punto di vista famigliare i nonni restano un punto fermo per i nipoti che anche nel momento in cui i genitori si separano, sanno di non perdere l’affetto dei nonni.

I nonni non sono obbligati ad educare i bambini, così come devono farlo i genitori, per cui possono trascorre un tempo diverso con i nipoti, un tempo fatto di giochi, piccoli piaceri e qualche vizio, di chiacchiere e complicità.

La presenza dei nonni, dunque, è una presenza costante nella vita di un bambino ed è anche una presenza affettuosa. Il nonno insegna certo al bambino le regole dei giochi che fanno insieme, ma più che altro lo aiuta a decifrare la vita che conduce, a superare le piccole difficoltà emotive che non rivela ai genitori.

E voi mamme, avete mai chiesto aiuto ai nonni? Per fare cosa?

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