L’Italia patriarcale blocca la legge sul cognome della madre

Avere un nome e un cognome è un diritto stabilito dalla legge italiana. Il diritto al nome, per l’esattezza, è sancito dall’articolo 6 del Codice Civile, mentre è l’articolo 262 che parla del cognome. In questo caso si spiega che il figlio naturale assume il cognome del genitore che lo ha riconosciuto per primo. Se il riconoscimento è fatto contemporaneamente da entrambi i genitori, il figlio assume il cognome del padre.

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La legge bloccata oggi alla Camera, propone alle famiglie di scegliere sempre se registrare i figli all’anagrafe con il cognome di entrambi i genitori, soltanto con quello del padre (che è la prassi attuale) o soltanto con quello della madre. La relatrice della legge, la deputata PD Michela Marzano, si è detta amareggiata per lo stop che la Camera ha dato alla normativa approvata all’unanimità in commissione Giustizia. Tutta la sua ira su Twitter, dove la Marzano afferma:

Sull’attribuzione del cognome, la normativa italiana, è molto complessa e particolare. Per esempio, si può chiedere la modifica del cognome se questo è ridicolo, vergognoso o se indica l’origine naturale della persona, ma una coppia sposata non può aggiungere il cognome materno a quello paterno per i propri figli. Può farlo invece la coppia non sposata, con una procedura abbastanza lunga e sentito il parere del Tribunale dei Minori. La Marzano, che con questa legge avrebbe voluto stabilire un diritto per le mamme e semplificare la normativa esistente, parla di sorpresa nella sospensione della legge:

La legge non piace all’opposizione. Secondo Rocco Buttiglione del PPI, Paola Binetti dell’UDC e molti deputati di Forza Italia e del Nuovo Centro Destra, questa legge potrebbe “portare caos e conflitti nelle famiglie”. Sembra vicina alle posizioni della destra anche Laura Garavini del PD che è sicura che si arriverà all’approvazione della legge entro l’estate ma sa che la legge introdurrà un “cambiamento culturale impensabile fino a poco tempo fa”, sovvertendo leggi millenarie. In fondo, spiega la Garavini, la sospensione non è altro che una pausa di riflessione per chiedersi: vogliamo davvero questo cambiamento?

E voi mamme, avete mai pensato che non poter dare il vostro cognome al nascituro sia un diritto negato? Pensate sia giusto battersi per questo cambiamento?

Foto | Thinkstock

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