Maternità: licenziamento assicurato o punto di forza sul lavoro?

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Nella pratica una donna che fa un figlio è già considerata lavoratrice di secondo livello. È inutile tergiversare con inutili ipocrisie: se una donna che lavora si concede il “lusso” di diventare mamma, immediatamente le si attribuiscono tutta una serie di cliché tra cui anche l’inadeguatezza agli obblighi tipici della lavoratrice priva di preoccupazioni genitoriali.

“MAAM. La maternità è un master prova” un libro di Andrea Vitullo e Riccarda Zezza edito dalla BUR, a colpi di teorie, prova a ribaltare questo stereotipo per far capire che una mamma sul posto di lavoro guadagna una forza che le altre donne che non si sono concesse le gioie della maternità, non riescono nemmeno ad immaginare. Il messaggio che prova a passare “MAAM. La maternità è un master” è questo: diventare mamme è un’occasione di crescita professionale. Le donne acquisiscono nuove abilità, più energia e un maggiore senso empatico rispetto a problemi e colleghi.

Una ricerca sul campo, che è di base del saggio di Andrea Vitullo e Riccarda Zezza , spiega che la genitorialità è una palestra per la leadership e per le competenze manageriali. Per convincere i manager che spendono tantissimi soldi per garantire percorsi formativi ai loro dipendenti che ci sono anche investimenti meno costosi e più remunerativi sul lungo periodo, le donne devono mettere i fatti davanti agli stereotipo. Insomma, ancora una volta per dimostrare che essere mamme migliora la condizione di lavoratrici, le donne devono lottare.

É una lotta continua: si combatte per avere un bambino, si combatte per garantirgli un posto al nido perché dopo 5 mesi arriva il momento di combattere per riconquistare il posto di lavoro, fino all’ultima battaglia che è quella per dimostrare che la pausa maternità è stata un master. Un po’ arzigogolato il meccanismo.

Una mamma lavoratrice, probabilmente, si metterebbe tranquilla a fare il suo dovere in attesa che gli altri prendano coscienza dei vantaggi professionali di una mamma sugli altri lavoratori. Ma chi la fa lavorare una mamma?

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