Chi crede che diventare mamma dia una marcia in più?

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Le mamme che dopo la gravidanza tornano a lavoro soffrono di complessi d’inferiorità e ritengono di dover soltanto ringraziare tutti di avere un impiego. In realtà una gravidanza potrebbe anche essere considerata un motore a livello professionale. Chi crede nel potere della #mumatwork, nella potenza di diventare mamma?

Diventare mamma spesso può essere un problema per chi torna a lavoro perché le donne vivono la professione con un atteggiamento molto poco incline alla riuscita professionale. Nel dettaglio sembrano sempre pronte a scusarsi per la loro presenza, non contrattano lo stipendio e non ambiscono alla promozione. Sono quasi pronte a ringraziare soltanto per il fatto di avere il lavoro, per il fatto di essere mobizzate, poco pagate e assolutamente non valorizzate.

Eppure c’è anche chi ritiene che un figlio non penalizzi le donne lavoratrici ma sia un vero e proprio motore, c’è chi ritiene che dopo la gravidanza le competenze di una donna siano accresciute e non diminuiscano proprio per via del fatto che la maternità garantisce l’acquisizione di un metodo operativo nuovo.

In fondo una mamma che torna a lavoro, prima di farlo deve quanto meno aver organizzato nei minimi dettagli la casa, i bambini, il partner. Ma da questa fiducia al Maam il passaggio non è facile. Cos’è il Maam? Un acronimo che sta per Maternity as a master: il primo corso in Italia che trasforma le competenze genitoriali in competenze di leadership. Ogni figlio è considerato come un diploma, come uno strumento in più di gestione dello stress e dei team.

La volontà degli organizzatori del percorso formativo in questione, è quello di cambiare il paradigma della maternità sul lavoro mostrando tutte le attitudini che con un figlio possono diventare parte del bagaglio professionale.

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