Vittime di violenza, il congedo è legge ma non si può usare

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Una donna su tre, almeno una volta nella vita, è vittima di violenza fisica o sessuale. Lo dicono le statistiche che parlano di 6,7 milioni di donne che soffrono e poi devono affrontare un lungo percorso di riabilitazione. Nel Jobs Act era stato inserito un congedo pagato ma fino a questo momento la legge non è stata operativa. Perchè?Nel Jobs Act, il gabinetto di Matteo Renzi aveva inserito anche il congedo per le donne vittime di violenza. Un congedo pagato per andare incontro a chi, suo malgrado, ha affrontato una situazione drammatica e ha bisogno di tempo e comprensione per venirne fuori. La norma era stata accolta con moltissimo entusiasmo dal Telefono Rosa ma oggi è propri Gabriella Moscatelli, presidente di questa associazione, a far notare che non è mai stata pubblicata la circolare applicativa dall’INPS.

Come funzionerebbe il congedo per le vittime di violenza?

Le donne vittime di violenza e abusi sessuali, inserite in percorsi di protezione, indipendentemente dal contratto siglato con l’azienda (quindi che siano dipendenti pubbliche o private, collaboratrici a progetto e via discorrendo, non fa differenza), hanno diritto ad astenersi dal lavoro per un periodo massimo di 3 mesi. L’astensione non comporta la perdita dello stipendio e si continuano a maturare i contributi. Esattamente quello che succede nel caso del congedo di maternità.

Il decreto legislativo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 24 giugno ma non c’è ancora la circolare applicativa dell’INPS. Le aziende che vogliono dare seguito alla normativa e rispondere alle richieste delle dipendenti, al momento hanno le mani legate. Il Governo, la CGIL e il Telefono Rosa promettono di fare pressione sull’Istituto che al momento non è intervenuto.

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