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Le avances online non gradite trasformate in illustrazioni

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Le avances online possono essere fastidiose, spesso sono bizzarre, a volte persino divertenti ma quasi sempre non gradite. Un’artista ha deciso di trasformarle in illustrazioni per raccontare un disagio che molte donne devono sopportare nella loro vita digitale.

La proliferazione di social network, siti di incontri e piazze digitali degli ultimi anni ha reso semplice accedere ad una mole di materiale davvero notevole che ha dato il via ad una riflessione e dunque al progetto di Emmie Tsumura.

L’artista si è accorta di quanto possano essere misogine, inappropriate o addirittura volgari le avances che le donne ricevono online, soprattutto su siti specifici per incontri – come OkCupid, Tinder o match.com. Spesso gli uomini danno per scontato che le donne che cercano un contatto su app e siti dedicati siano disposte a tollerare le avances più sgradevoli.

“Sono una persona curiosa per natura così la sensazione di sorpresa, offesa e disgusto è stata subito seguita da una sorta di fascinazione”

ha detto a BuzzFeed l’illustratrice e graphic designer che ha esplorato il mondo dell’approccio sessuale online. Ricevendo commenti espliciti e diventando oggetto d’attenzione sessuale di alcuni uomini, spiega Emmie, una parte di sé pensava “Ma mi stai prendendo in giro?” mentre un’altra si sentiva contemporaneamente molto triste e sola e un’altra ancora pensava a quanto fosse esilarante il messaggio.

Dopo aver ricevuto miriadi di immagini spinte non richieste e approcci espliciti non graditi, Tsumura ha deciso di trasformare la sua esperienza negativa in qualcosa di nuovo, positivo e creativo. Così è nata la serie di disegni che ritraggono gli strani personaggi che le hanno inviato i messaggi più disparati.

“Molte persone che hanno visto le illustrazioni si sono sentite capite e meno sole.”

La chiave del progetto è proprio qui. Se le avances sono la normalità su siti nati proprio per favorire gli incontri, è anche vero che una buona parte delle persone che utilizzano questi servizi sono vulnerabili e si sentono insicure e sole. L’interazione è automaticamente squilibrata e il rapporto umano svilito.

lingerie senza ritocco

Le attrici di Girls in lingerie senza ritocco

lingerie senza ritocco

Lena Dunham si è già schierata nel dibattito sulla percezione del corpo femminile ma torna a farlo insieme ad una sua collega di Girls, la serie tv che scrive e interpreta. Lo fa indossando una collezione di intimo: in lingerie senza ritocco? Proprio così.

Protagonista degli scatti insieme a Lena Dunham è Jemina Kirke che nella serie tv interpreta Jessa. Entrambe posano indossando i capi della marca Lonely Girls esibendo con naturalezza il proprio corpo. Non solo ogni scatto è privo di qualunque intervento di fotoritocco ma dichiara, con la forza delle immagini, che non è necessario essere una fotomodella senza difetti e dalla taglia striminzita per scegliere di indossare lingerie vezzosa e sentirsi a proprio agio nella propria pelle.

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Un messaggio forte per smentire una volta di più un distorto ideale di bellezza che la pubblicità e la società in generale impongono alle donne tramite un costante bombardamento su quali debbano essere i canoni a cui aderire. Se non ci si conforma, ci si nasconde. E se invece ci si comportasse semplicemente in modo naturale, senza né esibire né vergognarsi del proprio corpo?

È quello che il marchio Lonely Girls ha scelto di dire chiedendo di posare a due personaggi che nella vita come nella carriera professionale hanno già imboccato la stessa via e che mostrano senza problemi la loro diversità: di taglia e di forme ma anche di punto di vista nei confronti dell’ideale di bellezza dominante.

Così un servizio fotografico pubblicitario che ha lo scopo di lanciare una linea di biancheria intima diventa un manifesto della nuova femminilità che cerchiamo di affermare. È una femminilità libera da condizionamenti, capace di essere ciò che è e non costretta a diventare qualcos’altro, ad uniformarsi ad un’idea estetica del tutto estesiore e priva di spessore.

In Cina spopola il facekini e la religione non c’entra niente

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Dopo quel che è successo sulle spiagge francesi con il divieto – e la conseguente multa – per le donne musulmane di indossare il burquini, si è scatenata una bagarre mediatica contro i divieti islamici che impongono alla donna di non mostrarsi in pubblico. E se invece fosse una libera scelta come per il facekini cinese?

gigi hadid troppo magra

Gigi Hadid troppo magra: ecco come risponde

gigi hadid troppo magra

Gigi Hadid troppa magra? Forse, ma la modella più richiesta del momento non accetta le critiche dei fan che ritiene immotivate e inutilmente aggressive e risponde a tono spiegando che non è affatto troppo magra ma tonica e in forma e che il corpo delle donne cambia nel tempo.

L’intera vicenda, che potrebbe essere liquidata come l’ultimo gossip social dell’estate, si inscrive in realtà nel più ampio dibattito che coinvolge la percezione del corpo femminile attraverso il mondo della comunicazione, si tratti della pubblicità o dell’account personale di una celebrità.

Qualche settimana fa la modella plus size Ashley Graham era stata accusata di essere dimagrita tradendo tutte le donne in carne di cui era diventata rappresentante e portavoce. Pochi giorni fa è toccato difendersi su Instagram anche a Gigi Hadid, modella statuaria che negli ultimi mesi, secondo i fan più attenti, avrebbe perso troppo peso.

Utilizzando lo stesso social su cui ha ricevuto le critiche, la supermodel ha tenuto a precisare, circostanziando le sue spiegazioni:

“Quando le ragazze diventano donne il loro corpo cambia. Essere giudicata per il mio peso da una donna di una certa età dimostra fino a che punto le persone adorino esprimere giudizi di valore del tutto ingiusti e inadeguati. Mi piaceva il mio corpo atletico a 17 anni tanto quanto mi piace il mio corpo attuale. […] La mia massa muscolare era una conseguenza degli allenamenti di pallavolo a scuola ed è cambiata con il passare degli anni per trasformarsi nei muscoli di chi pratica la boxe.”

E aggiunge che il suo stile di vita da modella che viaggia molto e non si ferma mai può aver influito sui cambiamenti del corpo ma non sono stati deliberati, si sente in forza e in salute ed è quello che conta. Invita dunque i commentatori più feroci a riflettere meglio prima di esprimere giudizi sul corpo delle persone.

Non è la prima volta che Gigi chiede ai suoi followers di evitare commenti sul corpo ma i social sono veri e propri focolai di polemiche e il dibattito sulla distorsione del corpo femminile inevitabilmente passa anche attraverso le piazze digitali. Peccato che spesso anziché intavolare un dibattito costruttivo si finisca solo per accusare la celebrità di essere, a seconda dei casi, troppo magra o troppo poco magra.

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Fu Yuanhui e le mestruazioni alle Olimpiadi

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L’argomento mestruazioni è ancora largamente tabù in molte parti del mondo e anche dove apparentemente non lo è rimane comunque un argomento che attiene alla sfera personale, anche se di recente sempre più spesso salta agli onori della cronaca.

Ora si è trattato di un’artista che rifiuta l’imposizione sociale di nascondere un fenomeno del tutto naturale pubblicando su Instagram foto esplicite, ora della discussione a proposito dell’abolizione delle tasse sugli assorbenti. Più di recente a riportare l’argomento in primo piano è stata l’atleta Fu Yuanhui, bronzo nei 100 metri in stile dorso.

La nuotatrice cinese è apparsa piegata in due dal dolore dopo la staffetta 4×100 con le sue compagne di squadra. Non per la medaglia sfiorata, si sono infatti classificate quarte, ma per i dolori mestruali. Allo Shanghaiist che l’ha intervistata dopo la gara ha detto che la delusione non c’entrava, la colpa era del ciclo mestruale che era arrivato inaspettatamente la notte precedente.

“Ma non è una scusa – si è affrettata ad aggiungere l’atleta – è solo che non ho nuotato bene come avrei dovuto.”

Nel mondo dello sport le mestruazioni sono vissute spesso come un impiccio a cui non bisogna permettere in nessun caso di influenzare la prestazione, men che meno una gara. La grande pressione a cui le donne sono sottoposte per essere all’altezza della situazione, quale che sia la situazione, le induce spesso a minimizzare o nascondere aspetti del proprio essere che sono del tutto normali e dovrebbero essere accettabili e accettati.

Fu Yuanhui ha scelto di essere onesta e di parlare apertamente del ciclo mestruale, un gesto che alle Olimpiadi, immensa cassa di risonanza mediatica, può avere un significato maggiore di quanto l’atleta non avesse immaginato rispondendo ad un’intervista. Eppure non ha potuto esimersi dall’aggiungere che in verità lo stato fisico dipendente dal ciclo non ha condizionato la prestazione sportiva. E se anche fosse?

Il burkini limita la libertà o è una questione di igiene?

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Il burkini è un costume che – com’è facile intuire – va a coprire il corpo per intero. Lo usano le donne musulmane che aspirano all’integrazione nei luoghi pubblici ma non vogliono andare contro la loro religione. Peccato che sia un costume che a Cannes è vietato per legge. Si discute allora del fatto che possa essere una questione di libertà. 

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La moda cambia il mondo, un abito contro l’omofobia

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La battaglia contro l’omofobia continua anche se con alterni successi in varie parti del mondo e per sensibilizzare l’opinione pubblica è scesa in campo anche la moda: una modella transessuale ha indossato un abito composto da tutte le bandiere in cui l’omofobia è ancora una realtà radicata.

Ad occuparsi dell’evento è stata COC, un’organizzazione olandese che si batte per i diritti della comunità LGBTQ. L’abito è stato realizzato utilizzando le bandiere di tutti i paesi nei quali le persone vengono stigmatizzate o addirittura condannate per il proprio orientamento sessuale. L’idea del progetto è mostrare come la moda, con la sua immensa potenza espressiva e simbolica, possa contribuire a cambiare il mondo lanciando un messaggio forte.

La modella scelta per lanciare il messaggio è Valentijn De Hingh mentre l’abito è stato creato dallo stilista Mattijs van Bergen insieme all’artista Oeri van Woezik che hanno scelto la linea di un sontuoso vestito da sera. È composto dalle bandiere dei 72 paesi che ostacolano la libera espressione della propria sessualità e nei quali l’omosessualità è ritenuta contraria alla legge.

Resta un fatto che la piena accettazione sociale è ancora lontana a realizzarsi anche in paesi nei quali non esiste una legge apertamente contraria ma si solleva spesso biasimo, più o meno velato, quando non addirittura disprezzo o violenza. È una questione che tutti dobbiamo affrontare a partire dal mondo in cui viviamo, sia esso anche il “civilissimo” Occidente. Ecco perché il progetto lanciato in Olanda è quanto mai attuale anche per ciascuno di noi.

L’abito è stato fotografato da Pieter Henket che ha scelto il Rijksmuseum e lo sfondo di un celebre quadro di Rembrandt, Ronda di notte. L’immagine è stata pubblicata su Instagram in occasione dell’ EuroPride 2016 che ha avuto luogo proprio ad Amsterdam nei giorni scorsi.

Il team che ha creato il progetto ha annunciato di voler sostituire con una bandiera arcobaleno ogni bandiera dei paesi che via via garantiranno i diritti delle comunità LGBTQ. L’obiettivo è trasformare il vestito in un immenso arcobaleno. La strada è lunga ma il primo passo è compiuto.

Photo | Instagram