Crowdbirthing, ovvero il party in sala parto

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Appena un anno fa avevamo parlato della trasformazione del parto in uno show, raccontando la storia di Josie Cunningam. Adesso siamo qui a parlare di nuovo dello stesso argomento, che è diventato una moda ed ha anche un nome. Il crowdbirthing, vale a dire il parto condiviso con amici e parenti.

Ricordate quanto fece scalpore la storia di Josie Cunningam? La ragazza, di appena vent’anni, aveva deciso di partecipare all’edizione inglese del Grande Fratello, poi aveva scoperto di essere incinta e avrebbe voluto abortire, ma il web l’ha convinta a portare avanti la gravidanza e, anzi, a trasformarla in uno show. La ragazza ha messo in vendita 5 biglietti per assistere al suo parto, biglietti da 12.500 euro.

È chiaro che non tutti avranno la sua stessa fortuna, in fondo Josie era già un personaggio televisivo prima di intraprendere questa avventura di mamma. Eppure ha fatto scuola. Adesso infatti moltissime ventenni britanniche organizzano questo esclusivo party in sala parto. Ovvero invitano all’evento amici e partenti che poi possono festeggiare anche con un bel selfie con neonato e neomamma inclusi.

Pare che questa moda, che ha anche un nome – crowdbirthing – sia diffusa soprattutto tra le ventenni che di solito invitano al parto circa 8 persone, tra familiari e amici al fine di condividere il primo vagito del bambino. Non sono tra gli invitati il personale medico e paramedico che deve essere presente per garantire che il parto vada nel migliore dei modi.

Questa moda testimonia anche un cambiamento dei costumi: si è passati dall’avere in sala parto soltanto la mamma (tipico delle cinquantenni di oggi), all’avere soltanto il marito (tipico delle donne di quarant’anni), fino alla voglia e alla necessità di riprodurre un piccolo e chiassoso mondo.

Ma oltre ai primi vagiti, questa pratica riesce a far condividere anche i dolori del parto? In fondo questo sarebbe quanto meno auspicabile!

Photo Credits | Tyler Olson / Shutterstock.com

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