Tarantino, Nolan e Apatow, la resistenza hollywoodiana che lotta per la pellicola

quentin tarantino

E’ l’era della digitalizzazione, su questo non si discute. C’è qualcuno, però, che è ancora convinto che il paradiso non sia digitale e che bisogna battersi per preservare la Storia. Ad Hollywood è nato un movimento di resistenza, capeggiato da Quentin Tarantino, Christopher Nolan e Judd Apatow, che ha bloccato gli studios hollywoodiani per convincerli a sostenere la Kodak nella conservazione della pellicola, materiale ormai in disuso con l’avvento del digitale.

Sembra che proprio grazie al gesto di questo numeroso gruppo di cineasti, diverse case di produzione si sarebbero impegnate per firmare un accordo con Kodak, così da garantire la produzione della pellicola. Una clausola del contratto prevede l’obbligo di acquisto di un numero – ancora sconosciuto – di pellicola da parte degli studios, così da permettere sia la fabbricazione di pellicola che l’alzamento della sua vendita (che dal 2006 ad oggi si è abbassato del 96% a causa dell’avvento delle tecnologie digitali).

Per fortuna c’è ancora chi non si arrende. Il leader della Resistenza hollywoodiana, il Mozart del Cinema Quentin Tarantino, ha rilasciato questa esaustiva dichiarazione, durante la conferenza stampa per l’anniversario ventennale di Pulp Fiction nell’ultima edizione del Festival di Cannes:

Per quel che mi riguarda, le proiezioni digitali e le riprese in digitale sono la morte del cinema che conosco io. Non si tratta più neanche di scegliere se girare il tuo film in digitale o su pellicola. Il fatto che ormai la maggior parte dei lungometraggi non siano neanche presentati in 35mm significa che si tratta di una guerra persa. E i proiettori digitali… e come guardare la televisione in pubblico. Apparentemente al mondo va bene, ma il cinema per come lo conosco io è morto.

Speriamo che l’appello e l’accordo con Kodak si realizzi e dia ai cineasti una delle più grandi libertà che va assolutamente tutelata. Salvare Kodak dal fallimento vuol dire proprio conferire la libertà di scelta a chi fa del cinema la propria vita.

Black Hand e A1one, i Banksy iraniani per la libertà di espressione

 

black hand banksy

La Street Art iraniana sta riscuotendo un notevole successo dal 2009, l’anno delle proteste del Movimento Verde, nato a seguito della pesante repressione messa in atto dal governo di Ahmadinejad nei confronti del popolo iraniano, dopo le contestate elezioni presidenziali del 2009.

Molti murales sono illegali, a causa del loro carattere politico, e si scontrano con quelli sponsorizzati dal governo che si osservano al centro della città.

Uno degli artisti “autorizzati” Mehdi Ghadyanloo, che finora ha realizzato più di cento opere nella città con le tecniche 3D e i colori pastelli, ha spiegato che per disegnare sui muri è necessario il permesso del comune di Teheran e del proprietario della parete sulla quale si vuole dipingere. Inoltre, l’artista ha chiarito come a Teheran ci sia un ufficio Beautiful Organization, che commissiona i murales “legittimi”, ben diversi dai graffiti illegali.

I writer attivi a Teheran sono circa venti e molti di loro hanno avuto problemi con la giustizia; sono i cosiddetti “3 a.m. painters”, quelli che dipingono di nascosto e di notte.

Tra questi c’è Black Hand, l’uomo (o gli uomini) senza volto considerato il Banksy iraniano, grazie alla tecnica dello stencil che adotta anche il suo collega britannico e allo sfondo satirico nella trattazione di temi come la cultura, la politica, la religione. Al writer, avvolto nello stesso mistero di Mister V (V for Vendetta), è stato attribuito il murales che raffigurava una donna vestita con la casacca della nazionale di calcio iraniana, coperta da un velo nero, che alzava al cielo una bottiglia di detersivo per i piatti, simile alla coppa del mondo. La raffigurazione, ricoperta con la vernice rossa dalle autorità locali, era una provocazione lanciata dopo gli episodi dello scorso Giugno. Infatti, durante i mondiali di calcio Brasile 2014, il governo iraniano aveva proibito alle donne di guardare in pubblico le partite della nazionale, per tutelarle dai comportamenti grevi dei tifosi maschi. O ancora, quando il governo aveva lasciato fuori lo stadio, senza addurre alcuna giustificazione, le tifose della nazionale iraniana di pallavolo maschile, durante un match della World League, il campionato del mondo di pallavolo. Questi episodi hanno così generato delle forti contestazioni da parte delle donne fuori dallo stadio – due giornaliste sono state addirittura fermate dalle autorità locali – e hanno portato alla creazione del murales firmato Black Hand.

Altro nome noto tra i writer della notte è A1one (Alone), il primo writer iraniano (da qui il suo soprannome), in grado di sintetizzare la calligrafia persiana con lo stile occidentale. A seguito delle sue raffigurazioni, è stato arrestato diverse volte, con l’obbligo di non lavorare più nelle strade. A Marzo 2012 è stato rapito dai servizi segreti e detenuto per dieci giorni ad Evin Prison, carcere della capitale, con l’accusa di aver ricevuto denaro da Israele per promuovere la street art nel suo Paese. Attualmente vive a Dusseldorf, in Germania.

La street art iraniana è fatta da una generazione nuova e figlia del Movimento Verde, una generazione che non ha vissuto direttamente la rivoluzione islamica iraniana del 1979 o la guerra contro l’Iraq (durata otto anni e con una stima approssimativa di oltre un milione di vittime), ma che ricerca nuovi mezzi per esprimersi e sentirsi libera in un Paese che ancora non lo permette.

Graffito di Black Hand

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Graffito di A1one

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Women against feminism, le donne ora dicono no al femminismo

femminismoSi chiama Women against feminism ed è una pagina Facebook destinata a far discutere. E non poco.  Con oltre 20 mila Mi piace e un hashtag su Twitter (#womenagainstfeminism) in continua crescita, Women against feminism dà voce alle donne più diverse che si lasciano fotografare con un cartello in mano dove espongono i motivi della loro avversione al femminismo. Qualche esempio?

Riconoscere i gemelli, una mamma può sbagliare?

Ci sono molte discussioni in merito al modo che i genitori di gemelli usano per riconoscere i figli appena nati. Quando il bambino ha sviluppato le sue caratteristiche e la sua personalità, infatti, è facile distinguerlo dal fratello, ma da neonati, come si fa?

Italia, settimo paese al mondo per interventi di chirurgia e medicina estetica

interventiChirurgia estetica mon amour: in Italia è boom di ritocchi e ritocchini tanto da piazzarsi al settimo posto nella classifica mondiale di Paesi per numero di interventi di chirurgia e medicina estetica. Qualche numero? Solo nel 2013 si sono registrati 192.576 interventi, pari all’1.6% del totale a livello mondiale secondo i dati di un sondaggio condotto dalla International society of aesthetic plastic surgery (Isaps), la più importante associazione mondiale di chirurghi plastici estetici, circa l’incidenza di trattamenti chirurgici e non chirurgici effettuati nel corso dell’ultimo anno. 

La depilazione non deve essere un obbligo per le donne

Si chiama “Hairy legs club” ed è un gruppo di ragazze che hanno deciso di combattere lo stereotipo della donna sempre in tiro, curata in ogni dettaglio, depilata senza nemmeno un benché minimo margine d’errore. Tutte d’accordo, insomma, con il vecchio adagio “la donna barbuta, sempre piaciuta” anche se poi, invece della barba, qui si parla di peluria delle gambe, dell’inguine e delle ascelle.

La Convenzione di Instanbul applicata dal 1° agosto

La Convenzione di Instanbul entra in vigore dal primo agosto 2014 e molte donne chiedono che sia applicata realmente anche nel nostro Paese. Si tratta infatti di una normativa cruciale per le donne che hanno deciso di mettere fine alla violenza subita.