Fecondazione assistita, selezionare gli embrioni non è più reato

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L’articolo della legge 40 in cui si vieta la pratica di non impiantare embrioni affetti da malattie genetiche è stata bocciata dalla Consulta che ha spiegato come non si possa considerare reato la selezione degli embrioni sani in un percorso di fecondazione assistita. È stato riaperto il dibattito sull’eugenetica. 

Va bene considerare l’eugenetica un’aberrazione che fa riferimento culturalmente alle menzogne naziste della prevalenza della razza ariana, ma una donna che voglia diventare mamma può essere per legge costretta ad accettare un figlio con una malattia genetica?

Il percorso di fecondazione assistita per una donna ma più in generale per la coppia è molto complesso e porta gli adulti verso la scoperta dell’insidioso terreno dell’infertilità. In Italia la pratica della fecondazione assistita, per problemi soprattutto etici, ha trovato molti ostacoli. Poi è arrivata la legge 40 a mettere ordine tra le diverse esigenze. Se non che uno degli articoli di questa normativa, dichiarava illegittimo selezionare gli embrioni evitando che fossero impiantati quelli non sani.

Giusto? Non Giusto? Sull’argomento si è pronunciata di recente la Corte Costituzionale con la sentenza numero 229/2015 che fa cadere il divieto di selezione degli embrioni, senza eccezione. I giudici hanno stabilito che non è reato la scelta nei casi in cui sia finalizzata ad evitare l’impianto di embrioni affetti da gravi malattie trasmissibili, ovvero quelle previste dalla legge 194 sull’aborto:

“quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna”.

Siete d’accordo o pensate che questa soluzione apre le porte alla nascita di bambini soltanto sani e sempre “migliori”?

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