Sentenza definitiva della Corte UE vieta la ricerca sugli embrioni

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La Corte UE è stata chiamata ad intervenire sulla questione degli embrioni più di una volta nell’arco di un anno. L’ultima sentenza definitiva vieta la ricerca scientifica sugli embrioni. L’intervento sull’argomento era stato richiesto addirittura dall’Italia. 

La cronaca

Adele Parrillo, vedova di Stefano Rolla, rimasto ucciso nell’attentato di Nassiriya, nel 2011 aveva chiesto alla Corte Europea dei Diritti Umani di poter donare i propri embrioni per la ricerca scientifica dopo che in Italia le era stato vietato in osservazione della Legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita.

La Corte europea ha negato la donazione a scopo scientifico degli embrioni umani ottenuti tramite la fecondazione in vitro. Secondo quanto spiegato dal bioeticista Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, la Corte ha insistito sul fatto che la donazione degli embrioni deve essere autorizzata da entrambi i genitori. Non essendoci il consenso del padre, in questo caso specifico perché è morto senza lasciare disposizioni ufficiali in merito, alla mamma è vietato di decidere da sola cosa fare degli embrioni.

L’interpretazione della decisione della Corte Europea

A questo punto ci sono almeno due elementi sui quali riflettere:

1. L’embrione non è considerato più qualcosa su cui sperimentare ma sembra sia considerato qualcuno di cui decidere il destino chiamando in causa i futuri genitori. L’embrione cioè è già considerato vita.
2. Quanti embrioni servono per fare ricerca? Anche se questa sentenza avrebbe potuto aprire scenari nuovi nella ricerca scientifica, qui si riportano i cittadini con i piedi per terra spiegando che la donazione di embrioni da parte di una sola coppia per la ricerca, non sarebbe utile ai fini scientifici.

L’ovulo  non è un embrione

La Corte di giustizia UE nel dicembre 2014 era stata chiamata ad intervenire su un argomento collegato a questo e nella sua sentenza ha stabilito che un ovulo umano manipolato, ma non fecondato, può essere brevettato a fini industriali. I giudici europei infatti, ritengono che per essere qualificato come embrione umano, un ovulo umano non fecondato deve necessariamente avere la capacità intrinseca di svilupparsi in essere umano.

Photo Credits | Lukiyanova Natalia / frenta / Shutterstock.com

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