Expo 2015: una donna israeliana rivoluziona l’agricoltura sostenibile

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A Expo 2015 il Padiglione Israele ha proposto le soluzioni più interessanti e innovative nella gestione delle risorse naturali a partire da un’agricoltura che guarda al futuro tornando alle radici. Un concetto semplice ma anche coraggioso che punta a creare un’agricoltura rispettosa dell’ambiente secondo principi etici che mettono al primo posto la salute della Terra e di conseguenza anche quella dei consumatori.

È il tema emerso nel corso di una conferenza sul tema delle relazioni tra ambiente ed etica durante il quale Israele ha lanciato un allarme ma ha anche fornito una possibile risposta. Lo ha fatto per bocca di una donna che fa parlare di sé per la sua determinazione nel risolvere le questioni pratiche dell’agricoltura guardando alla tradizione per procedere con decisione verso un futuro più verde.

Se le coltivazioni migliorano grazie alle tecnologie, è anche vero che il verde via via diminuisce perché lo sfruttamento della terra ha un limite oltre il quale le risorse si impoveriscono in maniera irreversibile. Qui interviene Einat Kramer, una figura femminile di spicco del mondo israeliano, che vive in Galilea e lì ha fondato e dirige Teva Ivri.

La sua idea ha dato vita ad un’organizzazione che cerca di coniugare i precetti dell’ebraismo ad una maggiore attenzione all’ambiente in modo da servirsi della terra in una nuova chiave etica. Perciò ha proposto di ripristinare una pratica chiamata Shmita. Si tratta di un anno sabbatico da concedere alla terra per darle il tempo di riposare e tornare a dare i suoi frutti senza impoverirsi inesorabilmente.

Questa pratica deriva da un antico precetto religioso che si applica a tutti gli aspetti della vita: l’anno sabbatico è una fase di riflessione, di introspezione e di trasformazione che spesso conduce a importanti decisioni. Anche nel mondo dell’agricoltura, sostiene Einat, è importante concedersi il tempo di riflettere e da una riflessione nasce la decisione di cambiare metodo.

È imperativo nel mondo moderno pensare ad un approccio sostenibile senza rincorrere la produttività a tutti i costi ma rendendosi conto che il rispetto per la terra è anche rispetto per noi stessi. D’altronde la storia dei nostri avi ha dimostrato che l’agricoltura è nata donna visto che l’uomo cacciava e la donna si occupava della terra. Einat è la versione contemporanea ed eticamente responsabile di quella figura atavica e con piacere scopriamo che l’Expo 2015 dà spazio alle donne.

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