padiglione israele tra i 5 più visitati

Il Padiglione Israele tra i 5 più visitati di Expo 2015

padiglione israele tra i 5 più visitati

Nonostante le code che nell’ultimo periodo hanno letteralmente intasato l’accesso ai padiglioni, l’Expo 2015 vince su tutta la linea: una percentuale altissima di visitatori, addirittura l’85%, ha decretato l’Espozione Universale milanese un vero successo, specialmente dal punto di vista dell’immagine dell’Italia nel mondo.

Grande successo anche per il Padiglione Israele che si posiziona tra i 5 padiglioni più visitati della manifestazione, confermando quanto andava già emergendo sin dai primi mesi di Expo: afflusso costante, code sempre lunghe (benché questo sia stato percepito come un grande diffetto dai visitatori) e un programma di iniziative variegato e interessante.

Secondo i dati diffusi da Il Sole 24 Ore e derivati da un sondaggio di Coldiretti Ixé, la maggioranza dei visitatori intervitati durante la loro visita all’Expo ha espresso un parere positivo. Nonostante le lunghe code necessarie per l’accesso (si è arrivati al record di 10 ore di attesa per il Giappone), i padiglioni più richiesti hanno suscitato grande entusiasmo.

Al primo posto si posiziona il Giappone con il 21% delle preferenze, seguito da Cina, Kazakistan, Israele ed Emirati Arabi. Ancora una volta il padiglione Israele, piccolo paese in costante crescita nonostante le sue molte difficoltà sociali, ha dimostrato di aver saputo cogliere al meglio l’occasione presentandosi come un punto di riferimento costante per il visitatori di Expo 2015.

Ad attrarre l’attenzione degli ospiti è stato indubbiamente l’incredibile campo verticale che prima ancora di avvicinarsi al padiglione attirava gli sguardi e la curiosità, oltre a moltissimi obiettivi fotografici che lo hanno immortalato in mille modi. Il Padiglione però ha offerto anche numerose attrattive interne, dal racconto delle innovazioni agricole che cambieranno il fututo fino al delizioso pic nic di cucina tipica israeliana.

premio design al Padiglione Israele

Expo 2015: premio design al Padiglione Israele

premio design al Padiglione Israele

Israele è stato premiato a Expo 2015 con la Menzione d’Onore assegnata dalla rivista Exhibitor per la categoria del Miglior Design Esterno. La giuria che ha assegnato il premio design al Padiglione Israele ha definito la struttura del padiglione “spettacolare.”

Se ne sono sottolineati sia il concept che la realizzazione, in perfetta aderenza con i temi di sostenibilità propugnati dall’Esposizione Universale di quest’anno. Dal Padiglione Israele hanno commentato l’assegnazione del riconoscimento con queste parole:

“Siamo orgogliosi e felici di accettare questo premio che è stato ritirato dal direttore del Padiglione, Josh Bendit, onorato di ricevere questo premio.”

Com’è ormai noto per essere stato il più fotografato tra le costruzioni dei paesi partecipanti, il Padiglione Israele presenta su gran parte della sua superficie esterna il campo verticale. È un’idea che ha riscosso grande successo ed è già stata persino rivisitata in chiave fai da te per offrire a tutti la possibilità coltivare la terra in ogni casa, su ogni terrazzo.

Il campo verticale di Expo 2015 è costutito da diversi moduli, ciascuno dei quali irrigato a goccia attraverso un sistema computerizzato che annaffia ciascuna coltura secondo le esigenze specifiche delle piante che vi sono state seminate. Sulla parete coltivata a Expo 2015 si possono veder crescere riso, mais e frumento, alla base delle risorse alimentari vegetali del mondo.

Fields of Tomorrow, letteralmente i campi di domani, è il nome dato a questa stupefacente struttura dall’impatto visivo sorprendente. Raccontano un’idea futuristica dell’agricoltura che si gioverà delle nuove tecnologie per rendere coltivabili anche aree che non lo sono, come le zone rocciose o desertiche con cui Israele ha dovuto fare i conti, mettendo a frutto un know-how acquisito nel tempo e poi condividendolo con il mondo.

pic nic al Padiglione Israele a Expo 2015

Un pic nic al Padiglione Israele a Expo 2015

pic nic al Padiglione Israele a Expo 2015

Un’occasione da non perdere prima della chiusura ufficiale dell’Esposizione Universale alla fine del mese di Ottobre: un pic nic al Padiglione Israele a Expo 2015 è un’esperienza da fare e ricordare. Non solo per gustare il cibo tipico di questo paese e godersi una bella giornata di sole autunnale all’aria aperta, ma anche per l’impronta eco-friendly che questo servizio ha scelto.

Come funziona? Al ristorante del padiglione Israele basta ordinare i piatti che si vogliono assaggiare chiedendo il cestino per il pic nic nell’area food. Il cestino è in vimini ed è spazioso abbastanza per contenere e trasportare l’ordinazione.

Il kit contiene già una tovaglia a quadri, un apribottiglie, tovaglioli, le posate e un sacchetto per gettare via tutto una volta finito il pasto. Tutti gli accessori in dotazione sono realizzati in materiale riciclabile e compostabile, dunque a basso impatto ambientale.

Di fronte al ristorante c’è un’area pic nic appositamente realizzata per usufruire del servizio, con tavolini e panche a disposizione. Chi lo preferisce, però, può stendersi sul prato e godersi il sole. Gli orari del ristorante del padiglione Israele vanno dalle 12 alle 16 per il pranzo e dalle 19 alle 22 per la cena.

È possibile scegliere tra moltissimi piatti della tradizione israeliana, tutti preparati secondo le regole antichissime della cucina Kosher. Per restare sui grandi classici potete ordinare il celebre hummus di ceci con pita o i felafel con salsa tahina. oppure scegliere il tabulé o la insalate fredde.

Chi se la sente di provare qualche specialità meno diffusa può optare per la shakshuka, con pomodori e peperoni e un uovo in camicia immerso nella salsa. Da non perdere la majadera, simile al cous cous di bulgur con salsa allo yogurt, lenticchie e cipolla al cumino e cannella. I prezzi medi per i piatti unici si aggirano intorno ai 10 euro. Aggiungendo pochi euro si può avere anche un dolce o un bicchiere di vino israeliano (come il Monfort Carignan).

campo verticale al padiglione israele

Il campo verticale del padiglione Israele anche in casa

campo verticale del padiglione Israele

Il campo verticale del padiglione Israele a Expo 2015 è diventato un simbolo potente, non solo del messaggio che il paese ha voluto portare all’Esposizione Universale ma anche della più concreta possibilità che i modelli proposti possano essere accolti anche altrove. È quello che sta succedendo a Milano.

Il giardino verticale che ha adornato per mesi il padiglione di Israele è stato ripreso da un network di professionisti italiani che fa capo a Plinio63 Hublab e si occupa di progettazione architettonica in chiave green. L’idea è quella di creare spazi verdi dove non c’è terreno a disposizione, perché fagocitato dalle costruzioni moderne.

Grazie all’idea del Padiglione Israele, un piccolo seme è stato gettato con l’Expo 2015 e già ha attecchito: il modello proposto è stato rivisitato in chiave fai da te per renderlo accessibile ed esportabile facilmente a tutti i livelli, in tutte le realtà, anche dentro casa.

Secondo il nuovo progetto, chiunque voglia potrà creare il proprio orto verticale in casa, facilmente e ottenendo risultati inaspettati sia in termini decorativi sia in termini più propriamente produttivi: la soddisfazione di crescere in casa propria l’insalata da portare in tavola non è impagabile? Per non dire poi dell’indubbio influsso positivo che ha sulla qualità della vita poter godere di uno spazio verde.

I campi verticali fai da te sono irrigati a goccia, proprio come il grande campo costruito da Israele a Expo 2015 e probabilmente uno degli elementi più fotografati e ammirati in assoluto in tutto l’evento. Il campo verticale casalingo non bagna, non macchia e non sporca. È già completo di tutto e si può sistemare sul terrazzo ma anche dentro casa. Una vera rivoluzione per chi non dispone neanche di un piccolo balcone.

Photo Credits | Facebook Padiglione Israele

fumee indoor smoker padiglione israele expo 2015

Presentato il fumee indoor smoker al Padiglione Israele di Expo 2015

fumee indoor smoker padiglione israele expo 2015

Al Padiglione Israele di Expo 2015 è stata presentata una delle novità più interessanti per portare in casa propria una tradizione culinaria antichissima, la preparazione dei cibi affumicati. Si chiama fumee indoor smoker ed è un attrezzo ideato da Asaf Dahan.

L’oggetto dalla silhouette elegante ha reso portatile la possibilità di affumicare il cibo direttamente in cucina, senza rendere la casa puzzolente, senza riempire la stanza di fumo e odori. Ma con tutto il gusto di una pietanza cucinata secondo tradizione. Ancora una volta Israele dimostra di saper coniugare con successo tradizione e innovazione.

È stato presentato ufficialmente al Padiglione Israele nei giorni scorsi con una dimostrazione che potete vedere anche in video. All’interno dello strumento, realizzato in ceramica smaltata, si posizionano gli alimenti da cuocere che trattengono tutte le fragranze, i sapori e gli aromi naturali del cibo, senza disperderli nell’ambiente.

La qualità del cibo non viene compromessa, la cottura è naturale ma più rapida di quanto non si pensi, basta appena mezz’ora. La cucina resta pulita perché non si ha fuoriuscita di liquidi di cottura, vapore o odori vari grazie al tappo ermetico, una delle due parti di ceramica dell’oggetto.

All’interno c’è una struttura metallica che dà stabilità e consente di appoggiare il cibo in modo che in fase di cottura conservi tutti gli aromi che si sprigionano dagli alimenti mentre grassi e scarti finiscono sul fondo. Così si cucina anche in modo più sano.

Il design si ispira alle stoviglie tradizionali medio-orientali mentre le dimensioni sono compatte per offrire uno strumento agile da usare nelle nostre cucine moderne, direttamente sul fornello. La sua capienza però non ne soffre, è capace di cucinare per 6 persone. Si può usare, a seconda degli alimenti da cuocere, per un tempo che va dai 30 minuti alle 4 ore.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=QcyaB2iTlsk]

expo 2015 padiglione israele

Expo 2015: una donna israeliana rivoluziona l’agricoltura sostenibile

expo 2015 padiglione israele

A Expo 2015 il Padiglione Israele ha proposto le soluzioni più interessanti e innovative nella gestione delle risorse naturali a partire da un’agricoltura che guarda al futuro tornando alle radici. Un concetto semplice ma anche coraggioso che punta a creare un’agricoltura rispettosa dell’ambiente secondo principi etici che mettono al primo posto la salute della Terra e di conseguenza anche quella dei consumatori.

È il tema emerso nel corso di una conferenza sul tema delle relazioni tra ambiente ed etica durante il quale Israele ha lanciato un allarme ma ha anche fornito una possibile risposta. Lo ha fatto per bocca di una donna che fa parlare di sé per la sua determinazione nel risolvere le questioni pratiche dell’agricoltura guardando alla tradizione per procedere con decisione verso un futuro più verde.

Se le coltivazioni migliorano grazie alle tecnologie, è anche vero che il verde via via diminuisce perché lo sfruttamento della terra ha un limite oltre il quale le risorse si impoveriscono in maniera irreversibile. Qui interviene Einat Kramer, una figura femminile di spicco del mondo israeliano, che vive in Galilea e lì ha fondato e dirige Teva Ivri.

La sua idea ha dato vita ad un’organizzazione che cerca di coniugare i precetti dell’ebraismo ad una maggiore attenzione all’ambiente in modo da servirsi della terra in una nuova chiave etica. Perciò ha proposto di ripristinare una pratica chiamata Shmita. Si tratta di un anno sabbatico da concedere alla terra per darle il tempo di riposare e tornare a dare i suoi frutti senza impoverirsi inesorabilmente.

Questa pratica deriva da un antico precetto religioso che si applica a tutti gli aspetti della vita: l’anno sabbatico è una fase di riflessione, di introspezione e di trasformazione che spesso conduce a importanti decisioni. Anche nel mondo dell’agricoltura, sostiene Einat, è importante concedersi il tempo di riflettere e da una riflessione nasce la decisione di cambiare metodo.

È imperativo nel mondo moderno pensare ad un approccio sostenibile senza rincorrere la produttività a tutti i costi ma rendendosi conto che il rispetto per la terra è anche rispetto per noi stessi. D’altronde la storia dei nostri avi ha dimostrato che l’agricoltura è nata donna visto che l’uomo cacciava e la donna si occupava della terra. Einat è la versione contemporanea ed eticamente responsabile di quella figura atavica e con piacere scopriamo che l’Expo 2015 dà spazio alle donne.

Photo Credits | roibu / Shutterstock.com

abiti batteri padiglione israele expo2015

Expo 2015: al Padiglione Israele abiti di batteri

abiti batteri padiglione israele expo2015

A Expo 2015 non mancano le sorprese e ne scopriamo una davvero inaspettata che riguarda il Padiglione Israele e una particolare mostra ospitata nei suoi spazi. Dopo la mostra che ha rivestito i prodotti alimentari con uno speciale packaging griffato, ecco gli abiti e gli accessori fatti di batteri.

Proprio così, il tessuto innovativo ed eco-sostenibile presentato nel contesto del progetto ScoobyD è fatto di batteri. Si tratta di tessuti speciali realizzati attraverso un particolare procedimento di lavorazione, e quel che più sorprende è che si possono sia indossare che mangiare.

Dal momento che il tema dell’Expo 2015 è la nutrizione e la tutela delle risorse, alla ricerca di nuove fonti rinnovabili per offrire soluzioni alternative al problema dell’alimentazione mondiale, ci sembra che questo progetto, benché bizzarro, sia perfettamente in tema.

Non ci alletta l’idea di vestirci di batteri, lo ammettiamo, eppure ci sorprende e incuriosisce la possibilità di rivoluzionare un’industria che ha un’impronta molto forte sull’ambiente, attraverso il ricorso a materie prime naturali a cui non si era mai pensato prima.

Non più cotone e seta ma batteri, dunque, rielaborati da un team di giovani ricercatori israeliani che ha messo a punto un sistema per realizzare tessuti e materiali flessibili e resistenti allo scopo di produrre abiti e oggetti di design. Israele a Expo punta dritto al futuro.

Le possibilità d’uso sono virtualmente infinite una volta che la tecnica messa a punto sia perfezionata in modo da offrire una maggiore varietà di proposte. Al momento il tessuto che risulta dalla lavorazione non è il più attraente al mondo. Eppure ci stuzzica l’idea di portare in futuro abiti realizzati con trame che traggono il loro stesso fondamento dalla natura che ci circonda, attingendo proprio al mondo dei batteri che tendiamo a demonizzare che possiamo imparare a valorizzare.