Condannata per aborto in Irlanda del Nord

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Non per omicidio, né per droga o furto ma per aborto è stata condannata una donna di 21 anni da un tribunale irlandese per aver interrotto una gravidanza 2 anni fa. In Irlanda del Nord l’aborto è un reato secondo una legge vecchissima, risalente a 150 anni fa quando venne sancito come atto criminale dalla regina Vittoria.

Le donne che decidessero di abortire potevano essere imprigionate, anche quando fossero state vittima di violenza sessuale o fossero state appurate disabilità del feto, con l’unica circostanza attenuante della vita della madre in serio pericolo.

Contrariamente a questa legge vecchia e ancora in vigore, molte donne oggi sono a favore dell’aborto e secondo il Guardian, che riporta i dati di alcuni sondaggi sul tema, oltre due terzi delle donne in Irlanda del Nord sono favorevoli all’interruzione di gravidanza.

Il caso recente della condanna per aborto porta nuovamente all’attenzione una questione sociale molto sentita e assai dibattuta anche nei paesi che hanno legalizzato la pratica da molti decenni. La donna condannata ha abortito all’età di 19 anni perché non desiderava portare avanti la gravidanza ma non poteva permettersi un viaggio in Inghilterra per abortire. Lo ha fatto a casa, servendosi della pillola abortiva che era riuscita a procurarsi. A denunciarla alle autorità è stata la sua coinquilina e ciò ha portato all’arresto della donna, punita una sua scelta che è considerata una colpa. Anzi, un reato vero e proprio.

D’altronde le recenti esternazioni di Donald Trump a proposito dell’aborto e della necessità di punire le donne che lo praticano lasciano intendere che la questione è assai più bruciante di quanto non appaia, anche nei paesi che hanno superato da tempo la questione, almeno da un punto di vista legale.

Intanto le donne irlandesi che possono permetterselo si recano ad abortire in Inghilterra senza subire alcun procedimento penale e ciò crea una spaccatura profonda che annulla, di fatto, la possibilità di abortire per tutte le donne economicamente disagiate.

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