Aborto spontaneo, le 4 domande per affrontare la situazione

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Non tutte le gravidanze vanno a buon fine e può capire che una donna abortisca spontaneamente. Rintracciare le cause di questo evento spiacevole è importante per gestire un’altra gravidanza e soprattutto per affrontare con maggiore serenità il momento successivo all’aborto che è molto difficile. 

Si considera aborto la morte in utero di un feto prima della 24esima settimana, prima cioè dell’età in cui potrebbe vivere se nascesse. Una donna incinta su tre abortisce ma se l’evento avviene molto presto è addirittura difficile accorgersene perché l’espulsione del feto sarà simile ad una copiosa mestruazione.

1. Quali sono le cause dell’aborto spontaneo

Non è facile capire perché una donna ha abortito, qualche volta si potrebbe attribuire l’evento alla presenza nel feto di un DNA con delle alterazioni che ne limitano le capacità di sopravvivenza. Oppure l’aborto potrebbe essere causato da un’infezione.

2. Si può prevenire un aborto?

Se prima di abortire la donna ha dei campanelli d’allarme, ad esempio delle perdite di sangue, oppure delle segnalazioni da parte del ginecologo rispetto ad un possibile distacco della placenta, il medico prescrive il riposo assoluto ed etichetta la gravidanza come “a rischio”. Generalmente al riposo è abbinata una terapia farmacologica ma è fondamentale non fare alcun tipo di sforzo.

3. Se invece c’è un aborto spontaneo?

Il feto e la placenta, in caso di aborto spontaneo, devono essere espulsi da corpo e se questo non succede è importante non far passare più di una settimana per effettuare un raschiamento, un piccolo intervento mirano che pulisce l’utero e lo fa tornare com’era prima della gravidanza. Dopo l’aborto il ginecologo prescrive degli esami per capire i motivi dell’interruzione della gravidanza e stabilire il quadro clinico della paziente.

4. Quando si può di nuovo rimanere incinte?

A questa domanda non c’è una risposta precisa nel senso che tutto dipende dalla condizione fisica della donna e, soprattutto dal suo stato di salute psicologica. La donna, ma più in generale la coppia, deve essere pronta a ricominciare una nuova avventura senza pensare che il bambino che nascerà andrà a sostituire quello che è stato perso.

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