Legge sull’aborto in Irlanda: Amnesty chiede un cambiamento

Legge sull’aborto in Irlanda

Amnesty International lancia un appello e una campagna contro la vigente legge sull’aborto in Irlanda: il verde paese del Nord Europa ha legalizzato i matrimoni omosessuali dimostrando una lodevole apertura della società ma c’è ancora molto da fare.

La legge attuale infatti prevede la possibilità di intervento solo nel caso in cui la vita della donna sia chiaramente a rischio e questa rigida restrizione costringe molto donne e ragazze che vogliono (o in molti casi devono) esercitare il diritto di scegliere sono costrette a rivolgersi all’estero. O, peggio, a soluzioni che mettono a rischio la salute e richiedono un alto costo, non solo economico ma anche fisico ed emotivo.

La legge sull’aborto in Irlanda è strutturata in modo da dare la precedenza al feto, lo stabilisce un emendamento costituzionale che risale al 1983. Il feto viene preservato violando tutti i diritti delle donne che vengono considerati secondo Amnesty meri “recipienti” e trattate come criminali se chiedono assistenza medica per l’aborto.

In Irlanda l’interruzione di gravidanza è vietata nei casi di stupro o danni gravi al feto e i medici che forniscono alle donne informazioni sull’aborto sono passibili di multa. Di conseguenza molte donne evitano proprio di rivolgersi al medico.

Stando al rapporto pubblicato il 9 Giugno dall’associazione internazionale che denuncia la situazione, molte ragazze sono state costrette a tenere in grembo un feto morto per aborto spontaneo prima che la legge consentisse ai medici di procedere.

Una legge così restrittiva impone ai medici di muoversi tra strettoie sia legali che etiche che mettono in pericolo la vita stessa delle donne. A meno che non decidano di recarsi all’estero per sottrarsi ad una legge che non offre la garanzia di scelta che molti altri paesi assicurano da anni ma soprattutto non tutela la loro salute.

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