Bambini e genere, cos’è il gioco del rispetto

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Il Gioco del Rispetto ha a che fare con la teoria gender e benché sia sostenuto da un gran numero di psicologi, trova l’opposizione cattolica. Nei disegni di chi ha pensato questo gioco, c’è quello di educare al rispetto le nuove generazioni, partendo dalla scuola dell’infanzia e proponendo un superamento degli stereotipi. 

Il nome completo del progetto è “Pari o dispari? Il gioco del rispetto” ed è stato pensato per fare prevenzione della violenza di genere nelle scuole partendo dall’asilo, dalla scuola dell’infanzia.

I presupposti teorici

Il progetto nasce dalla consapevolezza che nella cultura italiana le discriminazioni tra uomini e donne sono molto radicate e per questo bisogna lavorare sulle nuove generazioni per arrivare alla rivoluzione culturale. Nelle scuole, proprio per questo, sono stati inseriti dei giochi formativi per insegnare agli studenti a rispettarsi lontano dalla violenza, a superare gli stereotipi di genere.

Com’è fatto il gioco del rispetto

Il kit didattico proposto è un  insieme di giochi e contenuti. Nella scatola c’è una storia firmata da Benedetta Gargiulo e illustrata da Konstantina Mavroidakos che insieme raccontano di due bambini, un maschietto e una femminuccia che parlano dei loro sentimenti e delle loro emozioni in modo molto free.

Poi c’è il memory dove per ogni mestiere sono proposti sia un uomo che una donna, così si trovano l’uomo che stira e la donna che pilota un aereo.

Infine ci sono delle schede di gioco che gli insegnanti sono liberi di proporre per far divertire i bambini e per farli esprimere liberamente.

Come funziona il gioco del rispetto

Gli insegnanti che vogliono aderire all’iniziativa sono formati in un incontro in cui si approfondiscono giochi e scopi dei vari giochi. Poi c’è n mese di tempo per provare i giochi durante le ore di scuola e alla fine sono raccolti dati e risultati per l’analisi fatta da un insegnante e da una psicologa.

L’obiettivo è quello di fare in modo che il bambino si esprima liberamente e si sente libero di fare delle cose che vanno anche al di fuori del genere di appartenenza.

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