Da Zara a Parigi impedito l’ingresso a una donna con hijab

donna con hijab

Il dibattito sul velo che le donne di molte culture portano per imposizione o scelta è sempre attuale e lo diventa più che mai in questi giorni caldi dopo gli attentati di Parigi, che hanno fatto salire ulteriormente il livello di allarme in ogni angolo del mondo.

La paura implica spesso un pregiudizio ed è quello che accade all’ingresso di uno dei negozi della catena spagnola Zara proprio nella città francese dove alcuni giorni fa ad una donna con hijab è stato impedito l’accesso per ragioni di sicurezza. Reazione esagerata? Normali controlli di routine? Forse, ma il video che è stato girato con uno smartphone mentre la guardia spiega che la donna non può entrare una certa impressione la fa.

Davanti al negozio due uomini addetti ai controlli esaminano le borse delle clienti prima di lasciarle entrare in negozio ma uno dei due ferma una donna velata rifiutandole il permesso di accedere al punto vendita. Nel video dice chiaramente che è vietato l’accesso a persone con il capo coperto, inclusi cappelli e felpe con cappuccio. Solo che il velo non è un copricapo che abbia qualcosa a che fare con l’abbigliamento, è qualcosa di più, e chiedere ad una donna islamica di rimuoverlo coinvolge ben più dell’aspetto fisico avendo una stretta relazione con il suo credo religioso.

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Il video si è diffuso rapidamente sulla Rete e Zara ha subito risposto contattando personalmente la cliente per scusarsi dello spiacevole episodio che ha definito “un incidente.” Allo stesso tempo ha diffuso una nota con cui ha assicurato che le clienti che indossano il velo:

“sono le benvenute e ogni informazione in contraddizione con questo non è assolutamente in linea con la politica di Zara.”

Un gesto significativo e per alcuni anche doveroso, soprattutto considerando che la catena spagnola è già stata accusata di discriminazione in passato. Ricordiamo tra gli episodi precedenti la proposta di abiti per bambini con righe che ricordavano le divise dei campi di concentramento e un’accusa risalente allo scorso Giugno da parte di un ex dipendente che ha intentato un processo milionario, ritenendo di aver subito un trattamento discriminatorio come lavoratore.

Photo | Thinkstock

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