L’uomo perfetto è l’uomo normale, dice una pubblicità norvegese

uomo perfetto

Immaginate l’uomo perfetto: quante di voi hanno pensato al fusto con gli addominali scolpiti e due spalle capaci di sorreggervi nei momenti in cui avete bisogno di essere salvate dal principe azzurro? Probabilmente in tante.

Per smentire questa percezione dell’uomo perfetto, falsa almeno quanto l’idea del corpo femminile che deve stare in una taglia 38, l’azienda di abbigliamento norvegese Dressmann ha lanciato una insolita campagna pubblicitaria di biancheria intima maschile. Il fusto c’è, ma non solo lui.

Il brand ha immaginato di poter intervenire sulla percezione distorta che i media comunicano del corpo umano, maschile o femminile che sia. La parola “perfetto” è illusoria e pericolosa, dicono dalla direzione marketing del marchio che ha deciso di cambiare strategia e parlare alle persone comuni. Finalmente, aggiungiamo noi.

Anziché proporre il solito modello ideale, con la tartaruga al posto della pancia e non un filo di grasso intorno alla vita, Dressmann ha ridefinito l’idea di uomo perfetto sostituendola con quella di uomo e basta, moltiplicato per sette. Sette uomini tutti diversi, a rappresentare la diversità di ciascuno: giovani e meno giovani, con la barba, magri, muscolosi e sovrappeso. C’è posto per tutte le visioni.

Vidar Nilsen, che parla a nome del marchio, spiega che l’idea era quella di dire no allo stereotipo del modello dal fisico mozzafiato che si vede puntualmente nelle campagne pubblicitarie di intimo maschile ma che corrisponde ad una porzione minima della clientela reale. In definitiva, non è che il contrappunto all’ideale femminile che domina l’immaginario collettivo di questa epoca e che corrisponde di rado alla realtà quotidiana.

“Come molto altri marchi, anche noi ci siamo persi seguendo gli ideali dell’industria della moda – ha detto Nilsen – Adesso vogliamo ritrovare la nostra via, tornare a rivolgerci alle persone, tornare alla realtà e ai noi stessi.”

La distorsione dell’immagine del corpo per mano della pubblicità è una questione che agita la società dei nostri giorni ed è un problema all’ordine del giorno soprattutto per ciò che riguarda la percezione del corpo femminile, spesso mercificato e altrettanto spesso costretto dentro canoni rigidi e inarrivabili. Basta cambiare il punto di osservazione e vediamo accadere lo stesso in ambito maschile. Finché qualcuno non cerca di cambiare le cose, come sta facendo Dressmann.

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