abiti batteri padiglione israele expo2015

Expo 2015: al Padiglione Israele abiti di batteri

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A Expo 2015 non mancano le sorprese e ne scopriamo una davvero inaspettata che riguarda il Padiglione Israele e una particolare mostra ospitata nei suoi spazi. Dopo la mostra che ha rivestito i prodotti alimentari con uno speciale packaging griffato, ecco gli abiti e gli accessori fatti di batteri.

Proprio così, il tessuto innovativo ed eco-sostenibile presentato nel contesto del progetto ScoobyD è fatto di batteri. Si tratta di tessuti speciali realizzati attraverso un particolare procedimento di lavorazione, e quel che più sorprende è che si possono sia indossare che mangiare.

Dal momento che il tema dell’Expo 2015 è la nutrizione e la tutela delle risorse, alla ricerca di nuove fonti rinnovabili per offrire soluzioni alternative al problema dell’alimentazione mondiale, ci sembra che questo progetto, benché bizzarro, sia perfettamente in tema.

Non ci alletta l’idea di vestirci di batteri, lo ammettiamo, eppure ci sorprende e incuriosisce la possibilità di rivoluzionare un’industria che ha un’impronta molto forte sull’ambiente, attraverso il ricorso a materie prime naturali a cui non si era mai pensato prima.

Non più cotone e seta ma batteri, dunque, rielaborati da un team di giovani ricercatori israeliani che ha messo a punto un sistema per realizzare tessuti e materiali flessibili e resistenti allo scopo di produrre abiti e oggetti di design. Israele a Expo punta dritto al futuro.

Le possibilità d’uso sono virtualmente infinite una volta che la tecnica messa a punto sia perfezionata in modo da offrire una maggiore varietà di proposte. Al momento il tessuto che risulta dalla lavorazione non è il più attraente al mondo. Eppure ci stuzzica l’idea di portare in futuro abiti realizzati con trame che traggono il loro stesso fondamento dalla natura che ci circonda, attingendo proprio al mondo dei batteri che tendiamo a demonizzare che possiamo imparare a valorizzare.

Amnesty International e la depenalizzazione della prostituzione

prostituzione

Si torna a parlare di prostituzione e la domanda è sempre la stessa: legalizzare o vietarla? Ad animare il dibattito ci sono: Amnesty International, associazione nata per la difesa dei diritti umani che si schiera a favore della depenalizzazione, e un gruppo di attrici hollywoodiane – come Meryl Streep e Kate Winslet – che vi si oppongono fermamente.

Lo scontro è nato durante la preparazione del documento preparato dall’Associazione nell’ International Council Meeting a Dublino, assemblea di Amnesty che si tiene ogni due anni per pianificare programmi e funzioni.

Il testo è a sostegno della “criminalizzazione della prostituzione non fa altro che aumentare la discriminazione nei confronti di coloro che vendono sesso, mettendoli più a rischio di persecuzioni e violenze, inclusi gli abusi da parte della polizia per una migliore tutela possibile dei diritti umani dei lavoratori e lavoratici del sesso, attraverso misure che includono la depenalizzazione della prostituzione”.

Con la pubblicazione della bozza del documento, sono nate le prime proteste soprattutto da parte delle organizzazioni femministe , che hanno portato alla stesura di una lettera aperta della Coalition Against Trafficking in Women:

Ogni giorno combattiamo l’appropriazione maschile del corpo delle donne, dalle mutilazioni genitali ai matrimoni forzati, dalla violenza domestica alla violazione dei loro diritti riproduttivi. Pagare denaro per una simile appropriazione non elimina la violenza che le donne subiscono nel commercio del sesso. È incomprensibile che un’organizzazione per i diritti umani della levatura di Amnesty International non riesca a riconoscere che la prostituzione è una causa e una conseguenza della diseguaglianza di genere.

Tra i firmatari di tale documento anche numerosi attrici americane come Meryl Streep, Carey Mulligan Kate Winslet, Anne Hathaway, Emily Blunt, Emma Thompson, l’attore Kevin Kline e il regista Jonathan Demme.

Molly Smith, prostituta e attivista, ha commentato l’accaduto sulle pagine del Guardian con parole sardoniche, accusando le attrici di “aggredire Amnesty per il fatto oltraggioso di basare la sua politica su quello che diciamo noi che vendiamo sesso”.

Foto |Photographee.eu x Shutterstock

Fonte | 27oraCorriere

Venezia72, non solo cinema: arriva la musica

Vasco-Rossi

Un’altra grande protagonista della 72esima Mostra di Venezia: la musica . Tanti i nomi famosi menzionati: Lou Reed, Janis Joplin e  Vasco Rossi, icona della canzone italiana. L’11 settembre Vasco sarà a Venezia per la presentazione dei  film di Fabio Masi che è stato selezionato per la sezione Incontri – Cinema nel giardino.

In concorso pure Heart of a dog di Laurie Anderson, un’opera sulla perdita delle persone amate e sul loro ricordo. Nel caso dell’ artista statunitense si tratta della perdita del marito Lou Reed, una grande sfida cinematografica per raccontare l’artista da più prospettive.

Ci sarà poi  “Janis“di Amy Berg, un documentario che offre uno sguardo sulla vita della cantante Janis Joplin, includendo materiale inedito, interviste con familiari, amici e rockstar. Obiettivo della Berg è svelare l’essenza di questa donna straordinaria imprigionata dal  mito.  Proprio per questo, dà il ruolo alla stessa Janis che assumerà i toni del narratore per raccontarci la sua vita attraverso lettere ad amici, parenti e amanti e ripercorrendo il viaggio che parte dalla sua infanzia.

Foto | Vasco Rossi facebook

10 padiglioni da non perdere a expo 2015

I 10 padiglioni da non perdere a Expo 2015

10 padiglioni da non perdere a expo 2015

Dopo aver scoperto gli eventi serali dell’Esposizione Universale, scopriamo quali sono i 10 padiglioni da non perdere a Expo 2015. Il Decumano offre una splendida passeggiata lungo le architetture dei padiglioni che di sera vengono illuminati e regalano un’atra atmosfera, ma dentro? Cosa offrono al loro interno i padiglioni più interessanti?

Padiglione Zero

Il primo che si incontra entrando ed anche uno degli imperdibili è il Padiglione Zero. Si trova all’inizio del Decumano accedendo da Ovest, cioè dal lato della metro Rho-Fiera. Dentro le sale del padiglione si ripercorre tutta la storia dell’uomo e del suo rapporto con la natura: agricoltra, allevamento, urbanizzazione e globalizzazione. Si scorrono sia gli aspetti positivi che quelli negativi, inclusi gli sprechi di risorse e la loro ineguale distribuzione. Un’introduzione importante per comprendere le tematiche sviluppate dai vari paesi sul tema della nutrizione.

Padiglione Brasile

Il Brasile sorprende già dall’esterno con una rete gigante su cui camminare per accedere all’are aespositiva interna. Camminando sulla rete, scalandola nel vero senso della parola, si interagisce con quello che ci circonda mentre in sottofondo si ascoltano i suoni della foresta amazzonica.

Padiglione Giappone

Il fascino dell’Estremo Oriente attrae moltissimi visitatori ed è per questo che il Padiglione Giappone è uno dei più affollati ma anche uno degli imperdibili. Si trova in fondo al Decumano ed è costruito con 17.000 pezzetti di legno incastrati tra loro. All’interno viene proposta la dieta tradizionale giapponese che com’è noto garantisce una lunga vita: i giapponesi sono il popolo più longevo al mondo! Gli interni, però, sono ultra-tecnologici.

Padiglione Belgio

Il Belgio ci svela il sistema di coltivazione idroponica. All’interno di una vasca d’acqua i pesci offrono nutrimento alle piante che a loro volta, attraverso la fotosintesi, filtrano l’acqua, la ossigenano e la mantengono pulita. Un circolo virtuoso.

Padiglione Malesia

Ha una delle architetture più belle dell’Expo, composta da 4 stutture in legno a forma di seme. Il percorso esterno al padiglione indica i punti migliori per scattare bellissime fotografie.

Padiglione Cina

Restando in Oriente si scopre la meraviglia del Padiglione Cina con il suo grande tetto ondulato di bambù. È uno dei padiglioni più grandi che si vede e riconosce sin da lontano. Dalla terrazza panoramica si può ammirare l’installazione a led colorati. All’interno si scopre come la Cina è stata capace di aumentare la produzione di tofu e riso per sfamare la popolazione più numerosa del pianeta.

Padiglione Israele

Il Padiglione Israele corre sul filo sospeso fra tradizione e innovazione sul tema Fields of Tomorrow, cioè i capi del domani. L’idea di fondo è quella di raccontare un paese dalle tradizioni antiche che sa, attraverso ricerca e innovazione, protendersi verso il futuro e anticiparlo, anzi inventarlo: si scoprono qui tutte le innovazioni che porteranno al domani. Merita una visita anche per l’interessante mostra sul packaging griffato dei prodotti alimentari.

Padiglione Emirati Arabi Uniti

Sarà il prossimo paese ad ospitare l’Expo che si terrà a Dubai nel 2020. Gli interni sono costruiti in modo da dare l’impressione di passeggiare nel deserto, ricreato attraverso una serie di riproduzioni 3D di scansioni eseguite nel paesaggio reale.

Padiglione Azerbaijan

Questo padiglione racconta 3 biosfere costruite con materiali come vetro e legno. Riproducono diverse aree climatiche e paesaggistiche del lontano paese che è bello scoprire attraverso una ricca serie di pannelli interattivi. Il padiglione è stato progettato da architetti italiani e tra gli addetti ai lavori di Expo 2015 viene chiamato The Jewel per la sua bellezza eccezionale.

Padiglione Marocco

Sembra privo di attrattive dall’esterno ma l’interno è tutto una sorpresa: il Padiglione Marocco si basa soprattutto sui sensi di olfatto e tatto per spiegare le differenze che esistono tra le diverse aree del paese: si entra con una zona fresca e piacevole piena di profumi, che rappresenta l’area Mediterranea del Marocco; si esce attraverso una zona caldissima che racconta i deserti del Sud. E prima di andarsene si assaggia il tè alla menta.

Photo Credits | Maurizio Biso / Shutterstock.com

Our Lady of Forgiveness

Our Lady of Forgiveness, astio e perdono tra donne

Our Lady of Forgiveness

Our Lady of Forgiveness è il progetto fotografico dell’artista Giselle Noelle Morgan che ha tentato di esorcizzare il circolo vizioso dell’astio tra donne. Il perdono, che è la chiave per disinnescare questo pericoloso ciclo, è al centro della serie di scatti che porta un titolo eloquente, traducibile come Nostra Signora del Perdono.

L’artista era ancora quattordicenne quando ricevette una minaccia di morte su Myspace che la segnò nelle sue relazioni di amicizia con le donne negli anni successivi. Riflettendo su questo concetto ha deciso di intraprendere un percorso che porta verso l’abolizione di tutti i sentimenti negativi che alimentano atteggiamenti di astio.

Al fondo di tutto, spiega, ci sono paura, gelosia, un retaggio di misoginia che non dovrebbe appartenere alle donne, non ultimo uno strascico di cultura patriarcale. Un mix deleterio che induce le donne a odiarsi tra loro senza una vera ragione se non un groviglio di sensazioni che non sempre è facile riconoscere, separare e annullare.

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Ci prova Giselle con il suo progetto fotografico che ritrae donne impegnate a confortarsi a vicenda, a perdonarsi, a riavvicinarsi. Alcune donne sono ritratte con la pelle dipinta, scritte che raccontano quei sentimenti che si vogliono disinnescare come se attraverso la pelle si potessero metabolizzare e trasformare in qualcosa di nuovo, diverso e positivo: il perdono.

Anziché reagire con astio, aggressività o avversione ad una manifestazione di cattiveria, si può scoprire che perdonare è la chiave per sottrarsi alla spirale infinita di competizione costante e negatività. Ci sentiamo di darle ragione, anche se non è sempre facile elaborare questi sentimenti nell’immediatezza dei fatti.

6 verità sesso appuntamenti

6 verità sul sesso e gli appuntamenti

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Vi sono almeno 6 verità sul sesso e gli appuntamenti che è meglio rettificare il prima possibile. Non vogliamo di certo che strane idee vengano in mente a donne e uomini portandoli a non godere in modo giusto di ciò che potrebbero vivere senza problemi.

modelle di victoria's secret troppo magre

Modelle di Victoria’s Secret troppo magre, parola di plus size

modelle di victoria's secret troppo magre

Le modelle di Victoria’s Secret sono troppo magre, è il reciso giudizio di Denise Bidot, premiata modella curvy che ha deciso di sfruttare la propria popolarità per lanciare un messaggio forte e chiaro: basta con i modelli di bellezza al limite del malato.

Le taglie già striminzite delle modelle di lingerie diventano sempre più piccole e non sono poche le modelle del marchio americano che hanno ammesso di sottoporsi a diete speciali e lunghe sedute in palestra all’avvicinarsi della sfilata.

Gli angeli di Victoria’s Secret sono splendide come essere ultra-terreni ma possono davvero rappresentare un ideale di bellezza a cui tendere? No, ne è sicura Denise che afferma con decisione:

“Dovrebbero dare il buon esempio e includere modelle dalle taglie forti. Sarebbe una decisa presa di posizione da parte di Victoria’s Secret soprattutto perché per via delle mie curve non ho mai potuto comprare nulla da loro. Non entro nella maggior parte dei loro capi!”

I toni potrebbero sembrare quelli di una rivalsa da parte di chi non ha accesso ad un vasto segmento di mercato ma al tempo stesso dobbiamo ammettere che la maggioranza delle donne normali ha le curve e non può sfoggiare un fisico taglia 38. Daltro canto è vero che il bombardamento pubblicitario di un certo tipo di bellezza emaciata induce spesso frotte di donne a desiderarlo ardentemente.

“Dovrebbero fare in modo da farci sentire accolte, farci capire che siamo accettate”– continua la Bidot – “Sarebbe come dire a noi modelle taglie forti che siamo bellissime e che le donne vanno amate e apprezzate a prescindere dalla taglia che indossano.”

Concorso #SOMETHINGCOMMON by Mango, le regole per partecipare

Scegli due super models come Kate Moss e Cara Delevingne, entrambe bionde, super famose e adorate in tutto il mondo in quanto testimonial di tantissimi brand moda. Chiedi a queste due star di scattare un selfie doppio, che le ritragga entrambe, il successo di quest’operazione è praticamente assicurato. In questo modo potremmo introdurre l’iniziativa di Mango chiamata #SOMETHINGCOMMON.

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