gossip 2015

Sanremo 2017, Emma Marrone sostiene Elodie Di Patrizi

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Sanremo 2017 si sta avvicinando e Emma Marrone sostiene a gran voce Elodie Di Patrizi, concorrente dell’ultima edizione di Amici di Maria arrivata in finale. La stima della salentina nei confronti della romana è ormai cosa risaputa, e non stupisce dunque che – a pochi giorni dall’inizio della kermesse – Emma abbia deciso di scrivere un lungo messaggio sui social attraverso il quale augura il meglio alla collega.

imparare ad accettarsi

Imparare ad accettarsi: la lezione di Paige Billiot

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Con il costante bombardamento mediatico che ci suggerisce o meno velatamente ci impone di aderire a canoni estetici condivisi, è sempre più difficile riuscire a mantenere la lucidità necessaria a riflettere su quanto sia più importante imparare ad accettarsi.

Oggi scopriamo la storia di una ragazza che ci dà l’ultima lezione in proposito. Si chiama Paige Billiot, ha 24 anni ed è una modella e attrice con una grande macchia sul viso che ne ricopre quasi la metà.

È una macchia che porta sul viso sin dalla nascita e per lunghi anni ha trovato sempre il modo di coprirla per nasconderla. Finché non ha sentito che fosse giunta l’ora di cambiare le cose, di mostrarsi così com’è e anzi di enfatizzare quel che la società tende a considerare come un difetto.

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Non più pazienti strati di fondotinta e correttori per nascondere la macchia ma un trucco più che appariscente che la colora a tinte vive, a volte addirittura glitter. Il messaggio è semplice eppure dirompente: non nascondere le proprie particolarità ma valorizzarle, metterle sotto gli occhi di tutti, attirare l’attenzione su di esse anziché provare vergogna e sottrarle alla vista.

Una mossa che ci sentiamo di applaudire e che ci ricorda la recente vicenda di Miss Islanda che ha detto un deciso no agli organizzatori di un concorso di bellezza che le avevano imposto di dimagrire per partecipare alla gara a cui aveva già diritto di accesso per essere stata eletta. Piccoli segnali che sta cambiando il modo delle giovani donne di percepire se stesse in relazione alle imposizioni sociali distorte. Paige racconta la sua esperienza così:

“Il primo giorno in una nuova scuola, chiesi all’insegnante di potermi presentare. Me ne stavo di fronte all’intera classe spiegando chi fossi e perché fossi diversa. Alla fine riuscii a respirare profondamente e fu allora che notai un cambiamento. I bulli la smisero subito. Compresi che la maggior parte di quegli atteggiamenti proviene dalla paura di ciò che non si conosce.”

Adesso, da adulta, evidenzia la sua particolarità fisica il più possibile ricorrendo alle arti del make-up e trasformando un “difetto” in qualcosa di bello da guardare, che attira l’attenzione e sottolinea che ciò che è diverso non è sbagliato.

perfezione esiste

La perfezione esiste ma solo su Instagram, parola di modella

perfezione esiste

Siamo bombardati da pubblicità che impongono canoni di bellezza identici e per lo più irrealizzabili ma è anche colpa nostra se le donne sono portate a credere che la perfezione esiste e siamo noi quelle inadeguate a raggiungerla.

Per raccontare questa verità, ben nota ma troppo spesso surclassata dal patinato scintillio di un’immagine perfetta, la modella Jazz Egger ha deciso di gettare la maschera e mostrare cosa si cela veramente dietro uno scatto ben riuscito pubblicato su Instagram.

Sì, la perfezione esiste, ma solo su Instagram dove le immagini, lungi dal raccontare la quotidianità – com’era in origine l’intento dell’app – vengono sottoposte ad un editing massiccio per proporre foto che rasentano la perfezione. E ciò a scapito dell’immagine femminile reale, che risulta ancora una volta mistificata.

Jazz Egger ha voluto sottolineare come nessuno sia perfetto, neanche una modella pagata per esserlo, o almeno per sembrarlo. La scelta terminologica non è casuale perché quel che sembra non sempre corrisponde a quel che in effetti è.

La modella lo dimostra lanciando il tag #TruthBehindThisShot e mostrando i trucchi dietro ad ogni foto. Il coraggio e l’onestà di una modella che si espone in tutta la sua vulnerabilità, mostrandosi umana e attenta al messaggio sbagliato che il suo lavoro può comunicare, ci commuovono.

È l’ennesima goccia nel mare, ma tutti i gesti di consapevolezza compiuti dalle donne per le donne sono piccoli passi che genereranno nel tempo una piccola rivoluzione nel modo di percepirci. Nella didascalia dell’immagine in apertura la Egger ha raccontato:

“la mia agenzia mi ha detto che quel giorno i miei fianchi erano troppo larghi e avevo bisogno di perdere peso per avere la possibilità di sfilare alla London Fashion Week. Ero già sottopeso e decisi di non perderne altro. Sono stata comunque convocata per la LFW.”

E sotto un’altra immagine spiega:

“ho trascorso un’ora pensando se postare o meno questa immagine perché il mio naso mi mette molto a disagio.”

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E ancora:

“i miei denti sono stati editati perché sono irregolari e pensavo che distraessero troppo.”

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Ad apparire belle dopo una generosa mano di Photoshop e qualche filtro siamo buone tutte. Ma essere tanto oneste dall’ammettere i propri difetti è più difficile, soprattutto se si gode di popolarità e ci si espone, con un messaggio forte e controcorrente, mettendo a nudo se stesse.

uomini sono le nuove donne

Gli uomini sono le nuove donne: i millennials dicono di no

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Il 19 Novembre si è tenuto l’International Men’s Day, una giornata che invita ad una riflessione sul mondo maschile sotto il profilo dei diritti, dell’uguaglianza e della salute e ha fornito l’occasione per condurre un’indagine su cosa pensano i giovani uomini e donne di età tra i 18 e i 30 a proposito dell’assunto secondo cui “gli uomini sono le nuove donne.”

La provocazione proviene dal sito AdottaUnRagazzo.it che gestisce incontri dove a scegliere sono le donne. I millennials non hanno dubbi e dicono di no. Secondo le interviste, il 58% degli interpellati – con una lieve maggioranza femminile – ritiene che non ci sia niente di strano, tanto meno che sia da considerarsi una conquista, il fatto che gli uomini si prendano cura del proprio aspetto e mostrino apertamente il lato emotivo. Secondo i millennials non è più un problema di identità di genere, solo una sua naturale evoluzione.

Si pongono allo stesso modo, con percentuali più nette, di fronte all’affermazione secondo cui “la femminilizzazione del maschio è il frutto di decenni di femminismo e la reazione a una maschilizzazione della donna.” È ben il 70% egli intervistati che ritiene superati gli stereotipi sessisti e non si sente minacciato nella propria identità di genere nel dedicarsi ad attività tradizionalmente associate al sesso opposto.

Stirare le camicie, accudire i bambini e preparare la cena è una naturale “condivisione di responsabilità, oneri e onori” secondo quanto sostiene il 66% degli intervistati che ritiene di sentirsi più libero di rinunciare alle maschere sociali dogmatiche imposte nel passato per riconoscersi in un’immagine di sé più veritiera e spontanea.

I dati sembrano chiari e non si rilevano sostanziali differenze tra grandi città e piccoli centri, tutti sembrano convergere verso la convinzione che i nuovi uomini e le nuove donne condividano una nuova idea di società paritaria. Nessuno degli uomini appartenenti alla cosiddetta generazione dei millennials ritiene che sia messa in discussione la percezione di sé e la propria identità di genere.

Secondo Riccardo Sciaky, psicologo e psicoterapeuta che ha interpretato i dati emersi dall’indagine:

“L’aspetto più interessante, al di là degli slogan di facile presa, è che queste risposte mostrano quanto i giovani stiano diventando più consapevoli, rispetto alle generazioni precedenti, circa tematiche quali l’identità di genere e l’orientamento sessuale. […] Naturalmente è chiaro che l’indagine presenta un quadro parziale rispetto a quanto si potrebbe trarre da un contatto più profondo e allargato con il mondo dei millennial, che sicuramente è meno omogeneo e limpido di quanto si possa pensare. Ma ritengo comunque che i segnali emersi siano molto interessanti e da non sottovalutare.”

Photo | Thinkstock

Incontri online: come cambiano le aspettative a 20, 30 e 40 anni

incontriOgni età ha il suo modo di conoscere l’altro e di approcciarsi alle relazioni e anche negli incontri online la diversità generazionale si evince

I rapporti, in tutte le loro fasi, vengono gestiti diversamente a 20, 30 o 40 anni e questo è vero anche negli incontri online.

Incontri online: cosa cercano uomini e donne a 20 anni

Di norma, il ventenne è bramoso di nuove conoscenze e desideroso di collezionarle. Le conversazioni sono molto incentrate sull’aspetto fisico, le domande sono spesso dirette e magari contemporaneamente sono aperte più chat. Gli incontri online a vent’anni sono caratterizzati da chat in cui ci si presenta poco e si chiede molto, le conversazioni non sono lunghissime e la modalità di scrittura è ricca di abbreviazioni e neologismi. Si ha meno paura di scottarsi ma si ha voglia di far esperienza quindi, i tempi che intercorrono tra la conoscenza online e il primo incontro, di solito non sono lunghi.

Incontri online: cosa cercano uomini e donne a 20 anni

Gli incontri on line a trent’anni, sono di difficile categorizzazione, c’è chi ha una vita bene definita e chi invece e in fase di progettazione, per cui le ragioni che portano a iscriversi a un sito d’incontro online sono diverse.

Dal punto di vista relazionale, di certo qualche esperienza passata ha lasciato il segno per cui la paura di farsi male, di essere ingannati o delusi, non manca. Spesso si preferiscono gli incontri online perché si vuole cambiare giro di conoscenze e non essere giudicati per il proprio passato. In questo caso le conversazioni non sono molto dirette ma ci si svela un po’ alla volta. L’aspetto fisico rimane ancora rilevante ma accanto ad esso anche la voglia di conoscere le realizzazioni dell’altro e i progetti nel breve futuro. Ci si approccia con più facilità verso profili che esprimono aspetti in comune, senza però escludere l’interesse verso la diversità.

Incontri online: cosa cercano uomini e donne a 20 anni

Quarant’anni è un’età in cui si tirano un po’ le somme, ma è anche una fase di vita in cui spesso si ribalta la propria scala di priorità e si desidera un forte cambiamento, quindi non c’è da meravigliarsi se a quarant’anni torna in auge l’era delle prime volte. La prima volta in cui si chatta, la prima volta in cui si accetta un incontro al buio, la prima volta in cui si è attratti di una persona più giovane o comunque completamente diversa a quella che, fino ad allora, è stata al proprio fianco. Sembra che lo spirito di avventura e il desiderio di affetto e di attenzione risorga, con un po’ più di saggezza che la vita ha regalato. Nelle conversazioni sui siti di incontri online tra quarantenni emerge la voglia di parlare di se, di confrontarsi, di corteggiare e di essere corteggiati.

 

violenza sulle donne

Violenza sulle donne: in Italia poche statistiche, scarse politiche

violenza sulle donne

L’appuntamento con la grande manifestazione Non una di meno è per domani sabato 26 Novembre a Roma. La marcia è stata volutamente organizzata proprio a ridosso della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne che ricorre oggi.

Vittoria Tola, responsabile nazionale di Unione Donne in Italia che organizza la manifestazione, fa il punto sulla situazione italiana a proposito della prevenzione e della gestione di una tematica di tanta attualità come la violenza di genere. E non è una situazione consolante. In un’intervista concessa a The Post Internazionale ha tracciato uno scenario su cui c’è ancora molto da lavorare.

Le statistiche sui dati sono scarse, le politiche di prevenzione inadeguate e ancora troppo poche sono anche le politiche assistenziali mentre la giustizia rimane lenta e un’arretratezza culturale sull’argomento rende più difficoltosi i passi avanti necessari per cambiare l’atteggiamento delle persone e iniziare seriamente a fare prevenzione a partire dall’educazione.

A causa della scarsità di dati è difficile avere un quadro reale del panorama italiano e di conseguenza, continua la Tola, è difficile tracciare un profilo sia quantitativo che qualitativo della violenza sulle donne nelle sue molte forme. Spesso questa mancanza di chiarezza

“diventa un alibi per non adottare le misure adeguate in materia di prevenzione previste dagli accordi europei.”

Secondo la Convenzione di Istanbul, i paesi aderenti – e l’Italia ne fa parte essendo un trattato europeo – hanno l’obbligo di adottare le misure necessarie per assistere le donne in caso di violenza, proteggendo loro e punendo i colpevoli. Un gruppo di esperti indipendenti, sotto la sigla di Grevio (Group of experts on Action against Violence against Women and Domestic Violence) ha il compito di vigilare sulle attività dei vari stati. L’Italia cosa fa?

Insieme agli altri stati membri che hanno siglato l’accordo il nostro paese sarà chiamato a rispondere ad uno speciale questionario che analizzerà, stato per stato, statistiche precise, politiche integrate, disponibilità di fondi dedicati, formazione degli operatori, azioni della giustizia, esistenza di misure di prevenzione e assistenza.

Allo stato attuale, secondo Vittoria Tola, in Italia mancano politiche integrate capaci di rispondere al fenomeno della violenza, con differenze anche notevoli tra una regione e l’altra. Alcuni servizi sono presenti sul territorio in modo disomogeneo, senza alcuna capillarità, talvolta sono del tutto assenti.

Anche sotto il profilo educativo ci sono carenze importanti. Attualmente gli studenti di medicina, legge e scienze della formazione non ricevono adeguata formazione sulla Convenzione di Istanbul e sul fenomeno della violenza di genere dunque i professionisti di domani saranno impreparati ad affrontare il problema.

La stessa carenza si ha a livello sanitario dove non esistono ancora linee guida uniformi che forniscano a pronto soccorsi, ospedali e ambulatori un supporto univoco per diagnosticare e registrare la violenza di genere.

Il problema più radicale però si riscontra a livello culturale: la grande diffusione di pubblicità sessiste e una generale e cronica carenza nell’educazione sessuale e di genere non forniscono ai più giovani gli strumenti basilari del rispetto.

(!DONNA) e Kinabuti Fashion Initiative insieme per le donne

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Era il 2012 quando a Milano fu fondata l’associazione no profit Esclamativo Donna (!DONNA) con lo scopo di valorizzare il talento femminile in settori di eccellenza della cultura italiana. Era invece il 2010 quando nacque il progetto Kinabuti Fashion Initiative, associazione no profit fondata dalle italiane Caterina Bortolussi e Francesca Rosset che sviluppano progetti di produzione sostenibile in Nigeria a sostegno delle donne.

Questo weekend ambedue gli enti parteciperanno alla manifestazione Natura Donna Impresa organizzata in centro a Milano e lo faranno per celebrare uno degli ultimi successi raggiunti. La prima consegnerà alla seconda i fondi raccolti tramite l’iniziativa di solidarietà IFE! Il Vino Delle Donne Per Le Donne.

L’obiettivo del progetto, lanciato nel corso dell’Expo 2015, ha lo scopo di finanziare corsi di formazione destinati a 15 vedove di Lagos per insegnare loro a cucinare e vendere street food ritrovando una fonte di sostentamento personale, inventandosi un impiego e raggiungendo una nuova opportunità di riscatto sociale.

La raccolta fondi è stata possibile grazie ad un progetto di vinificazione partecipativa al femminile che in Italia ha coinvolto le imprenditrici rurali dell’Oltrepo pavese ‘Tra le Terre-Custodi d’emozioni’ e un team di donne dei principali settori culturali italiani allo scopo di creare un vino in edizione limitata. Benedetta Ruggeri, Presidente di !DONNA, racconta che si è trattato di:

“un progetto davvero innovativo che è stato reso possibile grazie alla collaborazione con il Comune di Milano, il patrocinio del Consorzio Tutela Vini Oltrepo Pavese, la media parternship di Tutto Gusto, Pianeta Donna e delle Spy Twins e il contributo di Cerbios, l’azienda farmaceutica svizzera del Canton Ticino da sempre attenta al sociale, e il sostegno di Tavola che, con il brand BeMaMa, riconferma l’interesse per il benessere e la salute della donna.”

L’appuntamento è in via Dante 14 per il 25 Novembre, proprio (e volutamente) in concomitanza con la ricorrenza della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.

emma watson libri femministi

Emma Watson, libri femministi nella metro di New York in risposta a Trump

emma watson libri femministi

Da inizio Novembre Emma Watson ha lanciato sui social un’iniziativa molto bella lasciando nella metropolitana di Londra alcuni libri con tanto di dedica firmata. Ha suscitato interesse e curiosità non solo per il furtivo aggirarsi tra i tunnel della metropolitana, disseminando libri qua e là e sorprendendo le persone con la sua presenza, ma anche per la scelta dei titoli stessi.

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Si tratta di copie di “Mom & Me & Mom” di Maya Angelou, un’autrice che la Watson ha scelto di promuovere tramite il suo club del libro femminista su GoodReads e con il sostegno di Books on the Underground, un gruppo composto da persone che due volte al mese lasciano libri nella metropolitana incoraggiando chi li trova a leggerli e rimetterli in circolazione.

Fin qui la cronaca di quel che è successo in Inghilterra, opportunamente documentato e diffuso sui social network e prontamente ripreso da tutti gli attoniti fan che si sono ritrovati faccia faccia sulle scale mobili con l’amatissima Hermione Granger.

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L’attrice tuttavia non veste più da tempo i panni della giovane strega talentuosa di Harry Potter, ha invece dimostrato di essere una donna impegnata sul fronte dei diritti delle donne e la parità femminile e per la stessa causa si batte – a modo suo, e con grande garbo – anche tramite l’iniziativa del club del libro. Ma non è finita qui.

Subito dopo l’elezione di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti d’America Emma Watson ha ritenuto necessario proseguire la sua campagna spostando l’iniziativa da Londra a NewYork. Il nuovo Presidente è stato criticato da più parti anche per alcune delle sue forti dichiarazioni a proposito delle donne ed Emma Watson ha perciò deciso di diffondere il libro già distribuito a Londra anche nella città americana.

Maya Angelou, autrice del volume nascosto qua e là tra i tunnel newyorchesi, è stata una importante figura del movimento femminista americano. Leggerla e diffonderne le idee è la migliore risposta che le donne americane possano dare alle dichiarazioni sessiste di Trump.

Photo | Emma Watson/Facebook/Twitter