Coraggiose, non perfette: il discorso di Reshma Saujani

“Insegniamo alle nostre ragazze ad essere perfette e ai nostri ragazzi a essere coraggiosi” – dice Reshma Saujani – ma dovremmo insegnare loro ad essere più coraggiose che perfette. La fondatrice di Girls Who Code, che promuove la crescita femminile nel mondo dell’informatica, lo ha affermato in una delle più belle conferenze pubblicate da Ted (Technology, Entertainment, Design), che non a caso come motto utilizza le parole ideas worth spreading, idee che val la pena di diffondere.

Reshma Saujani

È un piccolo compendio di femminismo la sua conferenza che in questi giorni sta riconquistando il web a dimostrazione del fatto che certe idee non solo meritano di essere diffuse, ancora e ancora, ma non scadono, anzi restano attuali.

Forse non sono mai state più attuali di così, in un contesto storico e sociale che vede le donne lottare per diventare protagoniste della loro stessa storia, dagli scioperi delle donne polacche per il diritto di scelta sull’aborto alle manifestazioni delle donne turche che rivendicano la propria libertà di appropriarsi della città. Il capitolo della subalternità delle donne non è ancora da considerarsi chiuso ed è per questo che c’è ancora tanto bisogno delle parole decise e ispiranti di Reshma Saujani. Dovremmo imparare a convivere con le nostre imperfezioni, non considerarle un fallimento. Invece

“a molte ragazze viene insegnato ad evitare il rischio e il fallimento. A sorridere, essere tranquille, avere buoni voti. Ai ragazzi invece viene insegnato a giocare duro, puntare in alto, arrivare più in alto di tutti gli altri e poi saltare a capofitto. Quando diventano adulti […] sono abituati ad assumersi molti rischi e vengono ricompensati.”

Una lezione che anche le ragazze dovrebbero apprendere sin dalla tenera età, imparando a non aspirare alla perfezione di un ideale sociale condiviso ma distorto (di cui la questione dell’aderenza a canoni di bellezza non è che non aspetto) ma ad assumersi rischi, osare, mirare in alto anche a rischio di fallire. In definitiva, il problema sembra essere una cronica mancanza di sicurezza delle donne.

Uno studio ha per esempio dimostrato che le donne spesso si candidano per certi lavori solo se sono certe di soddisfare tutti i requisiti richiesti. Gli uomini invece ci provano anche se il loro curriculum copre poco più della metà dei requisiti e spesso ottengono il lavoro comunque.

Siamo troppo caute, pretendiamo da noi stesse la perfezione perché la società ci ha indotto a farlo, sostiene Reshma incoraggiandoci a diventare più audaci. L’aspirazione alla perfezione è una gabbia in cui rinchiudiamo noi stesse e da cui possiamo liberarci.

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