Come riconoscere la dislessia per tempo

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Riconoscere la dislessia per tempo vuol dire anche saperla gestire meglio. Lo dicono i medici e se ne torna a parlare in questi giorni perché dal 5 al 9 ottobre 2015 si celebra la settimana europea dedicata a questo disturbo dell’apprendimento. 

La dislessia interessa il 3% dei bambini italiani ed è importante che le famiglie siano consapevoli del disturbo dell’apprendimento che non indica comunque un difetto dell’intelligenza. Molto spesso infatti si associa erroneamente la dislessia ad un ritardo mentale.

Per prima cosa, allora, diremo che la dislessia non è un problema di intelligenza. I bambini dislessici non sono né più pigri né meno intelligenti dei loro coetanei normodotati. La dislessia, infatti, si manifesta come una difficoltà nella capacità di lettura.

Il bambino dislessico di solito ha problemi di scrittura e questo gli causa altri disordini a cascata: dalla discalculia al disturbo dell’attenzione. Il sommarsi di questi problemi rende molto difficile la repentina e corretta individuazione del problema. Secondo Diyslexia International, nel mondo ci sono 700 milioni di persone dislessiche. Il 3% della popolazione studentesca italiana (scuola primaria e secondaria) ne soffre.

La dislessia, nello specifico comporta che il bambino abbia problemi con la decodifica di segni e simboli scritti e poi anche con l’elaborazione e la memorizzazione dei suoni, con le modalità di elaborazione delle informazioni. Anche se spesso non se ne fa menzione, esistono diversi rimedi alla dislessia che consentono di superare il problema. Risolvere alcune difficoltà nel quotidiano garantisce al bambino di affrontare meglio la quotidianità.

Al contrario un mancato o tardivo riconoscimento del disturbo può portare a svantaggi dal punto di vista didattico e psicologico. Siamo alle solite insomma: meglio prevenire per curare!

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