Brittany Maynard, il suicidio assistito che divide l’America

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Brittany Maynard era una ragazza della California che aveva solo ventinove anni. Lo scorso aprile i medici le diagnosticarono un tumore al cervello, aggiungendo che le sarebbero rimasti solo sei mesi di vita.

Le sue condizioni sono peggiorate rapidamente: soffriva di convulsioni sempre più lunghe e frequenti, di forti dolori alla testa e al collo e di sintomi simili a quelli dell’ictus. Così Brittan ha deciso di ricorrere all’eutanasia per porre fine alle sofferenze e al dolore degli ultimi mesi di vita.

Brittany Maynard è stata così la 1.174 persona ad ottenere l’autorizzazione al suicidio assistito in Oregon, dove questa pratica è legale da circa vent’anni. Il suo caso ha riacceso il dibattito sulla morte con dignità nell’opinione pubblica americana e di tutto il mondo. Infatti, si è richiamata l’attenzione sui problemi e i mali che affliggono i malati terminali nella loro dramma.

Tale dibattito potrebbe comportare anche conseguenze più concrete, che andrebbero a modificare la normativa vigente, come è stato per i matrimoni gay, ad esempio. Il suicidio assistito è stato approvato solo in tre Stati americani, mentre in altri non è passato per poco. Adesso diversi Stati come il New Jersey e il Connecticut vogliono ripresentare i disegni di legge su questo problema, anche perché numerosi ed attendibili sondaggi indicano come il caso Brittany abbia sensibilizzato l’opinione pubblica del Paese.

Foto | abcnews.go.com

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