Test del DNA fetale, a cosa serve?

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Non è importante che sia maschio o femmina, l’importante è che sia sano. Lo sentiamo dire spesso dalle coppie in attesa di un bambino, quando non hanno ancora effettuato l’ecografia morfologica. Tuttavia bisogna sapere che non sempre è possibile fare delle diagnosi fetali sicure. Ecco per esempio a che serve il test del DNA fetale.

Sono 50.000 le donne in attesa che in Italia chiedono di sottoporsi ad un test del DNA fetale, conosciuto anche con l’abbreviazione NIPT. Si tratta di un test poco invasivo, eseguito attraverso il prelievo del sangue della mamma. Il suo scopo è quello di valutare se il feto è affetto o meno da anomalie cromosomiche.

Con questo test del DNA fetale, nel dettaglio, si analizzano le possibilità che il bambino sia affetto da trisomia 21 (sindrome di Down), 13 o 18. Il costo di questo esame va dai 350 ai 900 euro e per ora è gestito da lavoratori privati e da ambulatori collegati alle aziende commerciali americane che poi sono quelle che fanno materialmente l’analisi.

Siccome si tratta di un test molto richiesto, adesso anche il Consiglio superiore di sanità del Ministero della Salute, ha approvato le Linee guida per fare il punto della situazione sul test e sviluppare un piano per la proposta dell’esame tramite SSN.

Il test del DNA fetale, tanto per iniziare a fare il punto, ha le seguenti caratteristiche:

1. È un test non invasivo,
2. Può essere eseguito con tecniche differenti,
3. È un test di screening e non un test diagnostico,
4. È validato per le principali anomalie cromosomiche,
5. Riduce il rischio di ricorso alla diagnosi invasiva, vista l’accuratezza dello screening.

Photo Credits | Crystal Eye Studio / Shutterstock.com

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