omicidio pistorius

Quanto vale la vita di una donna: la condanna di Pistorius a 6 anni

condanna di Pistorius

Era il giorno di San Valentino di tre anni fa quando Reeva Steenkamp morì per mano del suo compagno che la uccise con un colpo di arma da fuoco. In pochi conoscono il suo nome, in molti la ricordano come la fidanzata di Oscar Pistorius, ma tutti oggi possono dire che la sua vita valeva solo 6 anni.

È questa la pena a cui è stato condannato Tribunale di Pretoria che ha giudicato colpevole il responsabile dell’assassinio. La modella sudafricana era stata testimonial di una campagna antistupro prima di diventare l’ennesima vittima della violenza sulle donne e proprio da parte dell’uomo che diceva di amarla. Sorte beffarda.

Dunque così poco vale la vita di una donna? Vorremmo affermare che vale più di quanto qualunque numero possa quantificare eppure i tribunali di tutto il mondo ogni giorno si esprimono in proposito, almeno quando è possibile riconoscere un colpevole e condannarlo. Molti, troppi restano i casi insoluti. Ma molti, troppi sono anche quelli che vedono corrispondere una pena troppo lieve all’uccisione di una donna.

Reeva oggi avrebbe 33 anni, la sua bellezza continuerebbe a splendere, i suoi progetti a crescere. Invece è stata uccisa brutalmente, poi dimenticata e ricordata solo come “la donna di” e infine ridotta ad un numero ridicolo: 6 anni di reclusione per aver stroncato una vita. Ma se in primo grado l’atleta era stato condannato a 5 anni per omicidio colposo, com’è possibile che in appello, dopo aver accertato che aveva l’intenzione di ucciderla, la pena sia stata estesa di un solo anno?

Un episodio di cronaca amarissimo che riapre la riflessione mai troppo approfondita. Quanto vale la vita di una donna? Come intervenire, a livello culturale e preventivo prima ancora che legislativo e punitivo, per arginare una situazione sempre più allarmante? E la giustizia come può aiutare le donne se dispone di strumenti smussati?

Photo | Thinkstock

giornata vs violenza donne

Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, perché il 25 novembre?

giornata vs violenza donne

Una giornata speciale quella di oggi, nella quale si scende in campo contro la violenza sulle donne. Il femminicidio purtroppo è ancora oggi all’ordine del giorno, basta aprire un giornale e leggere la cronaca, quella che troppo spesso parla di donne uccise da ex mariti, amanti e uomini che usano la loro forza malata per esprimere violenza. Ma perché è stato scelto il 25 novembre come giorno per riflettere su questo delicato tema?

Educare i maschi contro la violenza: intervista a Cristina Oddone, vincitrice del premio per il contrasto alla violenza di genere

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Cristina Oddone, vincitrice del Premio per la migliore tesi di ricerca sul tema del Contrasto alla violenza contro le donne, è assegnista dell’Università di Genova: lavora sui temi della violenza di genere in sociologia. Il premio per la miglior tesi di Dottorato in materia di contrasto alla violenza di genere le è stato conferito dalla delegazione italiana presso l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari opportunità, il Ministero degli Affari Esteri e della cooperazione internazionali, la CRUI e il Consiglio d’Europa.

Come ha affrontato il tema del contrasto alla violenza di genere nella sua tesi di Dottorato in Sociologia presso l’Università di Genova?
La tesi è un’etnografia nel primo centro di ascolto italiano, una ricerca empirica che è il risultato di un lunga osservazione presso il “Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti”, nato a Firenze nel 2009. Il tema della violenza di genere viene trattato dal punto di vista maschile, dal punto di vista degli autori di violenza. Nell’analisi non vengono analizzati casi di femminicidio, né esperienze di uomini detenuti per aver commesso violenza, ma casi di uomini che in maniera volontaria decidono di affrontare il problema della violenza – fisica, economica, psicologica – in ambito familiare e nelle relazioni di intimità.

Come funzionano i centri di ascolto per gli uomini autori di violenza?
I centri antiviolenza esistono dagli anni Settanta e hanno svolto un ruolo molto importante in sostegno alle donne, ma non si può combattere questo fenomeno senza lavorare sugli uomini, sul maschile e sulla relazione. Quindi è importante prendere in carico non solo le vittime, ma anche gli autori di violenze così come fanno i centri di ascolto per uomini autori di violenza.

Giornata Internazionale contro il Femminicidio

Giornata Internazionale contro il Femminicidio

Giornata Internazionale contro il Femminicidio

Il 25 Novembre è la Giornata Internazionale contro il Femminicidio che sarà celebrata con una serie di iniziative in tutta Italia allo scopo di potenziare la sensibilizzazione sul tema della violenza sulle donne. Istituita per la prima volta dalle Nazioni Unite nel 1999, in Italia è stata accolta solo dal 2005 ma l’impegno cresce costantemente nel tempo. Non è ancora abbastanza, ma è già molto.

Per incoraggiare le donne a denunciare la violenza domestica, che costituisce la percentuale maggiore degli abusi su donne, si punta sul lavoro dei centri antiviolenza ma anche sul tentativo di operare un cambiamento culturale tra le persone comuni, agendo sulla percezione di un problema che troppo spesso viene trascurato o relegato alla pagina di cronaca nera dei telegiornali. È qualcosa che ci riguarda tutte.

A subire violenza sono molte più donne di quante non finiscano al telegiornale perché troppo spesso gli abusi tra le pareti domestiche vengono taciuti e nascosti. La cultura patriarcale che assegna un ruolo dominante agli uomini, d’altronde, è ancora ben lontana dall’essere sradicata e sconfitta anche nel civilissimo Occidente.

I dati sono spaventosi. L’ultima indagine Istat 2015 ha segnalato che il 31.5% delle donne italiane ha subito una violenza fisica o sessuale almeno una volta nel corso della sua vita. Praticamente una donna su tre è stata vittima di violenza per un totale di 6 milioni e 788 mila italiane. A livello mondiale si registrano percentuali simili, con una media del 35%.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene la violenza contro le donne la causa primaria di morte o invalidità tra la popolazione femminile. Il 42% delle donne che hanno subito violenza da parte degli uomini ha riportato danni seri alla salute, sia fisica che mentale. Il 38% degli omicidi di donne in tutto il mondo sono commessi da un partner. A subire violenza senza denunciarla tuttavia sono molte, molte di più, e coloro che muoiono per mano di un uomo solo la minoranza, pur preoccupante.

Video integrale di Kiko Arguello sul femminicidio, pro e contro

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Kiko Arguello, nel suo discorso tenuto durante il family day di sabato scorso, ha toccato un tema spinoso come quello del femminicidio. I giornali, quasi tutti, hanno riportato la notizia dicendo che il fondatore del cammino neocatecumenale ha detto che il femminicidio è colpa delle donne. Ma c’è anche chi lo difende, scopriamo perché.