bambole marvel

Crea per la figlia le bambole Marvel al femminile che non esistono

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Perché esistono le bambole Marvel di tutti i personaggi maschili, che fanno parte del marchandising ufficiale, ma non si trovano facilmente, o affatto, quelli femminili? È quello che si sono chiesti in tanti e c’è chi fa da sé, che notoriamente fa per tre e con l’aiuto dei social media riesce anche a far arrivare lontano il suo messaggio.

Rebecca Millar è una mamma australiana che ha scoperto quanto sia difficile trovare per la sua bambina Abigal le bambole dei personaggi femminili della Marvel. E allora che fare? Farselo da sola, naturalmente.

Sua figlia, spiega, adora gli Avengers e la sua eroina preferita è Black Widow che ha preso il posto delle solite bambole tipo Barbie. La bimba possiede già gli altri personaggi della storia ma l’unica Black Widow disponibile online era troppo cara. Allora la mamma ha modificato una bambola qualunque, dipingendola a mano con i tratti caratteristici del personaggio.

Dopo questa esperienza la cosa è andata avanti fino a creare una trentina di Geek Grrl Dolls, così le ha chiamate, ispirandosi a molti personaggi femminili che fanno parte tradizionalmente dell’immaginario associato ai bambini piuttosto che alle bambine. Facebook ha fatto il resto, creando un certo chiasso mediatico intorno all’iniziativa.

Viene automatico scomodare la sempre molto chiacchierata teoria gender, ma non solo Tra gli applausi per l’iniziativa ci sono state anche parecchie polemiche, legate soprattutto alla rappresentazione del corpo femminile perché la Millar si limita a dipingere le bambole “nude” anziché vestirle di tutto punto (“sono terribile nel cucito” dice). Intanto il messaggio è passato e sta facendo chiacchierare la Rete. È già un risultato anche questo.

Photo Credits | Facebook

Le bambole liberate dal make up e dagli abiti sexy

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Dopo essersi sdoganate dalla cellulite e dalla forma fisica perfetta delle Barbie, le bambole adesso riacquistano la propria libertà. Tutto merito di Tree Change Dolls, un tumblr che riunisce tutte le bambole liberate dall’oppressivo e onnipresente stile glam e che ritornano a essere bambole normali, quasi della porta accanto, senza make up o artifici vari.

Ospedale delle bambole, una tradizione napoletana

Ospedale delle bambole_1800_Luigi Grassi

Tutte le bambine hanno avuto una bambola del cuore che purtroppo si è danneggiata nel tempo. Molte di loro hanno deciso di non abbandonarla o gettarla, ricorrendo proprio all’ Ospedale delle bambole, il centro medico napoletano aperto nel 1800 che ha accolto milioni di oggetti del cuore di piccoli clienti. E io sono una di loro.

La bottega si trova in una celebre strada di Napoli, via San Biagio dei Librai n.81, mentre il Bambolatorio è al civico 46. Sul sito ospedaledellebambole.it, oltre ad essere specificato dettagliatamente il pronto intervento fornito, si può leggere anche la storia di questo centro in vita da ben quattro generazioni.

Infatti, tutto iniziò alla fine del 1800, quando Luigi Grassi, scenografo dei teatri di corte e dei teatrini dei pupi, lavorava proprio in via San Biagio dei Librai meglio nota come Spaccanapoli. Oltre a dipingere scenografie, il signor Grassi costruiva e riparava ogni oggetto di forma o genere, tra cui i pupi di scena. Un giorno una donna entrò nella bottega con una bambola rotta, implorando il signor Luigi di aggiustarla. Il maestro la curò e dopo poche settimane la restituì completamente guarita alla proprietaria.

In poco tempo si sparse la voce in tutta Napoli e furono sempre di più le mamme che si recarono da Grassi per riparare l’unica bambola delle proprie bambine. Pian piano il laboratorio si riempì di bambole smontate, teste, occhi, braccia che pendevano ovunque. E fu così che i napoletani iniziarono a chiamarlo o’ spitale d’è bambole; poco tempo dopo Grassi scrisse in rosso “OSPEDALE DELLE BAMBOLE” sopra una tavoletta di legno, aggiungendo una croce come quella degli ospedali veri e appendendo la targhetta fuori dalla bottega.

L’Ospedale delle Bambole di Napoli è il luogo dei desideri, l’Isola che non c’è dove finiscono tutti i sogni di quando eravamo bambini. Il Bambolatorio, laboratorio dove si effettuano i restauri che è possibile visitare previo appuntamento, permette di tenere in vita tutti questi sogni.

 Bambola del 1960 di Isa Milk riparata dall’ Ospedale delle Bambole, Napoli

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Foto | Ospedale delle Bambole Facebook, Isa Milk