Attività extra per bambini, a chi servono?

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Anno nuovo, vita nuova! Ogni incipit di un nuovo anno impone il rispetto di alcune regole a mamme e figli. Il primo è tornare in forma dopo le feste, dopodiché si passa alla programmazione dei 12 mesi che ci aspettano, con attività extrascolastiche, domeniche culturali, vacanze educative e quant’altro. Ma queste attività extra, a chi servono veramente? Ai bambini? Siete sicure?

Nella nostra società superorganizzata, frenetica e sessista, è naturale che una bambina frequenti il corso di danza e che un bambino che non si dedichi al calcio, trovi soddisfazione nelle arti marziali che sicuramente gli insegneranno a dosare la forza e ad usarla con consapevolezza. Questi sport vanno praticati più di una volta a settimana e devono comprendere una corsa della mamma o del papà per il trasferimento dell’atleta o della ballerina, da scuola in palestra o in campo. Insomma, un impegno per tutta la famiglia perché in fondo, sono tutte cose che fanno bene. Ma è sempre così?

Perché il bambino fa un’attività extrascolastica

Siamo sincere mamme: la risposta a questa domanda è negativa. I figli fanno sport perché i genitori vogliono che siano impegnati e tutte le cose belle che possono essere associate all’attività sportiva o ricreativa, nascono dal bisogno di avere tempo per se stesse. Spieghiamoci meglio. Se il bambino fa sport è perché:

1. gli fa bene fare attività fisica,
2. ha la possibilità di socializzare con gli altri bambini (soprattutto se abbiamo scelto per lui o per lei uno sport di squadra),
3. evitiamo che stia tutto il pomeriggio a rimbambirsi davanti alla tv o al computer,
4. gli sarà utile un domani (magari segue un corso di lingua, chissà),
5. tutti i suoi amici di scuola lo fanno.

Perché il bambino dovrebbe fare un’attività extrascolastica

Sì, in fondo c’è anche questa innaturale e viscerale competizione che scatta tra le mamme dei bambini che vanno in classe insieme. Forse le motivazioni più consone per la scelta di un’attività extrascolatistica dovrebbero essere altre. È vero che bisogna stimolare i bambini a superare i loro limiti quindi proponendo al figlio pigro un’attività motoria e alla figlia disinteressata a tutto quello che è scolastico, un’attività ludico-educativa, ma poi se il bambino va da quella o quell’altra parte, dovrebbe essere perché:

1. gli è sempre piaciuto quello sport,
2. mi ha chiesto di andarci e voglio assecondare le sue richieste,
3. voglio aiutare il ragazzo a coltivare il suo talento.

Certo, e se il bambino non vuole fare niente? Amen, vuol dire che tutto ciò che avevate pensato di fare mentre lui o lei erano in palestra o al campo, quest’anno lo farete con vostro figlio. O no?

Photo Credits | Carlos Caetano / Shutterstock.com

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